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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Comasina / Via Teano

Dopo 3 anni dalla confisca, torna allo Stato la casa del boss della Comasina Pepè Flachi

Il boss è ai domiciliari ma li sconta fuori casa perché deve curarsi. Ora anche la moglie ha lasciato l'appartamento

E' stata confiscata il 15 gennaio 2016, ma lo Stato ne è venuto in possesso soltanto a dicembre del 2018. Stiamo parlando della casa di residenza del boss della Comasina Giuseppe "Pepè" Flachi, oggi sessantottenne, agli arresti domiciliari. L'appartamento è in via Teano, in una palazzina poco appariscente a due passi dallo svincolo della Milano-Meda e molto vicino al capolinea della M3.

Il decreto risale al 2013, l'irrevocabilità è appunto del gennaio del 2016. Ci sono voluti comunque vari anni perché la moglie del boss, sessantaduenne, non voleva saperne di lasciare l'appartamento. Quanto a Flachi, è sì agli arresti domiciliari, ma li sconta altrove per gravi problemi di salute. 

La storia cambia nel mese di dicembre del 2018, quando la moglie di Flachi decide di ottemperare all'obbligo di lasciare l'appartamento. Di cui prendono possesso gli agenti del commissariato Comasina, guidati dal vice questore Antonio D'Urso. Ora l'immobile è nella disponibilità dell'Autorità nazionale dei beni confiscati, che deciderà la sua destinazione. Di solito gli scopi sono sociali e gli immobili vengono affidati a cooperative, associazioni o anche ai Comuni, qualora fossero interessati. Si vedrà.

Chi è Pepè Flachi

Classe 1951, Flachi è stato soprannominato "boss della Comasina" ed è considerato l'erede di Renato Vallanzasca, di cui era amico. Nato a Reggio Calabria, negli anni '80 e '90 è stato a capo di una 'ndrina e punto di riferimento dell'alleanza tra 'ndrangheta e camorra per gestire il narcotraffico.

La rottura dell'alleanza ha determinato una scia di sangue con almeno 11 morti, tra cui i fratelli Batti e Roberto Cutolo, figlio del noto boss della camorra Raffaele. Flachi è stato arrestato in Costa Azzurra nel 1991 dalla squadra mobile di Milano, allora guidata da Pippo Micalizio, ed è stato condannato per un omicidio del 1989. 

A pena espiata, è stato nuovamente condannato nel 2013 a oltre 20 anni di carcere per estorsione e smaltimento illegale di rifiuti tossici con l'associazione a delinquere di stampo mafioso. Molte le accuse: secondo i pm, la banda di Flachi si sarebbe introdotta nella security dei locali notturni milanesi, avrebbe estorto denaro ai chioschi di strada, si sarebbe occupata di distribuzione di lettere e pacchi e addirittura, per le elezioni regionali del 2010 e le comunali milanesi del 2011, avrebbe cercato di convogliare voti su alcuni candidati.

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