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Cronaca

Case popolari: "Se ne assegnano troppo poche, e con le graduatorie provvisorie sarà caos"

L'affondo di Rozza (Pd) sull'ultima delibera di Regione Lombardia, dopo che la Corte Costituzionale ha annullato due criteri valutati come discriminatori

Liste d'attesa "interminabili" per le case popolari in Lombardia. Oltre diecimila famiglie, solo a Milano città, attendono l'assegnazione di una casa pubblica e più o meno la stessa cifra di alloggi vuoti tra Aler e Comune. E il panorama regionale contava, a luglio, 16.597 alloggi sfitti, in aumento. La "fotografia" impietosa contiene poi ulteriori criticità.

E' del 13 ottobre la delibera con cui la giunta regionale ha "sistemato" la questione dei due criteri giudicati recentemente incostituzionali: la residenza per cinque anni in Lombardia e la produzione, da parte degli stranieri, di un certificato originale che attesti le proprietà all'estero, non richiesto agli italiani. Ebbene, la Regione ha deliberato che, in via provvisoria, dovranno essere rifatte le graduatorie da parte di Aler e Comuni senza questi due criteri, ma intanto la giunta proporrà ricorso e, se dovesse vincerlo, si dovrà rifare tutto da capo.

"Non è un modo lineare di amministrare né di fare fronte ai bisogni reali delle persone", commenta Carmela Rozza, consigliera regionale del Pd. "Parliamo di gente che magari è sottoposta a sfratto, o vive per strada. Non si giochi ancora sulla pelle delle famiglie in difficoltà per ideologia di una Lega che non sa più cosa dire".

La delibera, come detto, parla di nuove graduatorie provvisorie e assegnazioni temporanee, mentre la Regione farà ricorso. Questo vuol dire che se la Regione otterrà la sospensiva, le graduatorie saranno annullate e, di conseguenza, anche le assegnazioni. Con persone a cui è stata appena data una casa, a cui verrà detto di lasciarla. E poi, occorrerà aspettare il giudizio di merito, che potrebbe essere anche contrario al ricorso, con l'effetto di rifare nuovamente le graduatorie. Un terno al lotto.

"Bisognava fare una delibera ponte che eliminasse i punti incerti della legge per andare ad una veloce assegnazione delle case, perché sono tante le famiglie in difficoltà e tante le case vuote", commenta Rozza sottolineando che siamo anche in un momento di blocco degli sfratti da case private, a causa dell'emergenza covid. "Quando gli sfratti ripartiranno, che cosa succederà?", chiede la consigliera.

"Assegnate poche case"

L'altro aspetto riguarda la scarsità di assegnazioni di case. "La legge non sta funzionando", illustra l'esponente del Pd: "Da 'casa prima agli italiani' siamo passati a 'nessuna casa a nessuno'". In tutta la Regione nel 2020 sono state assegnate appena 490 case, mentre solo a Milano di solito se ne assegna un migliaio abbondante all'anno. Nel 2020 non se ne assegneranno probabilmente più, perché il rifacimento delle graduatorie comporta tempo.

Le case assegnate sono il frutto del bando per 1.829 alloggi del 2019. Pochi, come si diceva, rispetto a quelli sfitti, che intanto crescono: tra Aler e Comune, a Milano città ce n'erano 9.155 a luglio, 9.993 a settembre. Considerando che le famiglie milanesi in graduatoria sono poco più di 10 mila, significa che, se si assegnassero finalmente gli alloggi popolari, si potrebbe da subito rispoondere alla richiesta.

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