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Cronaca

Case popolari, i tecnici della Regione contro la riforma: "I mini bandi sono sbagliati"

Le critiche: mancanza di visione "d'insieme" e chi fa domanda è costretto a presentarne più d'una, pagando tutte le volte il bollo da 16 euro

Rischia di dover essere modificato alle fondamenta il nuovo regolamento per l'assegnazione delle case popolari in Lombardia. I tecnici hanno redatto una relazione che "distrugge" alcuni punti deboli del meccanismo inaugurato, per ora, soltanto in via sperimentale a Monza, Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo in vista dell'applicazione su larga scala.

Nulla di politico ma questioni meramente procedurali. Per esempio: l'informatizzazione totale dell'iter per chiedere una casa popolare ha comportato diversi problemi perché non pochi utenti sono totalmente avulsi da conoscenze informatiche. Per non dire delle barriere linguistiche, visto che spesso chi fa domanda per una casa popolare è straniero e, talvolta, con una conoscenza superficiale dell'italiano.

Se la sperimentazione è stata fatta su 102 appartamenti (per circa 700 domande in totale), questi inconvenienti potrebbero "esplodere" una volta che il nuovo iter verrà applicato su larga scala, cioè sulle 20 mila domande all'anno che Aler riceve in tutta la Lombardia. 

Il punto più dolente pare essere però quello dei bandi di assegnazione che ora verrebbero tarati su gruppi limitati di alloggi ciascuno. Che cosa significa? Che chi è interessato a ottenere una casa popolare deve partecipare a diversi bandi per volta. Una complicazione appesantita dal bollo di 16 euro richiesto per ogni domanda. 

E' molto probabile, a questo punto, che il sistema venga in parte rivisto. Come detto, i primi candidati alle modifiche sono proprio i mini-bandi, che fanno venire a mancare una "visione di insieme" degli alloggi disponibili a livello complessivo.

gilità», mancanza di «visione d’insieme» e prezzo «oneroso» delle procedure per i cittadini più fragili. La sperimentazione del regolamento regionale per l’assegnazione degli alloggi Aler sta rivelando falle e punti deboli. Tant’è che a elencarli sono gli stessi tecnici regionali che stanno monitorando gli effetti della legge varata nel 2016 dalla giunta Maroni.

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