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Cronaca

Liceo Brera, censurata la Venere: per protesta le autrici riempiono l'opera di rosso sangue

Era stato raggiunto un accordo con la preside ma è stato disatteso senza avvertire nessuno. La vicenda

Non è finita bene la vicenda della Venere Nuda del Liceo Artistico di Brera realizzata da un collettivo femminile di studentesse durante la Settimana dell'Arte. La dirigente scolastica del liceo, dopo un mese di trattative, ha fatto coprire le nudità con una specie di "cappotto di cemento". Per tutta risposta, il collettivo ha colorando tutto il dipinto di rosso sangue.

L'opera, nelle intenzioni, era una rivisitazione della celeberrima Venere di Milo, un classico dell'arte antica. Il murale era stato esposto insieme ad altri 34, ma la preside aveva subito chiesto che venissero ricoperte le nudità per non urtare presunte "sensibilità". La risposta delle studentesse era stata quella di apporre cartelli polemici ("censurato dalla preside"), che alla dirigente non erano andati bene. Il fatto risale all'inizio di febbraio.

Ad inizio di marzo finalmente era stato raggiunto un accordo: mercoledì 7 una studentessa del collettivo si è fermata a scuola dopo l'orario di chiusura per «modificare la figura per renderla più eterea e, come dire, "meno donna", sfumando la parte bassa del corpo sui toni del bianco e dell'azzurro», come si legge in un comunicato del collettivo. Questo in accordo con la preside. Ma per mancanza di tempo la studentessa ha lasciato incompleto il lavoro, promettendo di terminarlo venerdì 9, dopo le lezioni.

Disegno coperto nonostante l'accordo

Ma la mattina dell'8 marzo, con enorme sorpresa, il dipinto è stato trovato completamente modificato, senza che ciò venisse comunicato alle autrici e - si legge ancora - «venendo quindi meno all'accordo preso». A scuola chiusa qualcuno ha coperto interamente la Venere di un "manto" di colore argentato, e ha anche coperto di vernice la firma dell'autrice in alto a destra. A quel punto le studentesse del collettivo hanno deciso di protestare completando «definitivamente» l'opera: «Come segno di protesta una macchia di colore rosso che ricopre la donna "scandalosa" per rappresentare la sanguinosa censura, la "morte" del vero significato della figura, e quindi della libertà dell'arte», scrivono le autrici.

Sono già partite email di protesta indirizzate sia al provveditorato agli studi sia al Ministero dell'Istruzione. Secondo le parole di un genitore, «nessun sapere viene trasmesso positivamente, se non si riesce a creare un ambiente in cui le individualità degli alunni possono esprimersi, venire accolte e guidate, anche con fermezza dove necessario. Ma qui si tratta di repressione, di esercizio di potere e menzogna».

«Non è possibile che l'8 marzo del 2018 ci si possa trovare ancora una volta davanti ad un nudo artistico e gridare alla censura perché ciò potrebbe "urtare la sensibilitá di qualcuno", tantomeno dare subito per scontato che il fatto di rappresentare il corpo della donna si associ immediatamente alla sessualizzazione o, addirittura, alla strumentalizzazione, e quindi ad argomenti poco consoni ad un ambito scolastico», si legge in uno scritto di alcune studentesse del Liceo Brera.

«Il nudo artistico è da sempre esistito, dalle opere dei più grandi artisti dell'antichità fino a quelle contemporanee, nei monumenti, nelle chiese, nei libri di storia dell'arte che quotidianamente in un liceo artistico vengono utilizzati. E perché ora, una figura che rappresenta lo spirito dell'arte, libera da ogni limite e mezzo di espressione comune, deve essere un cosí grande problema?», si chiedono ancora le studentesse, secondo le quali da qualche anno si fa spazio nel Liceo Brera «una censura artistica a dir poco incredibile solo pensando al fatto che è sempre esistita la famosa "scuola di nudo" all'Accademia di Brera». 

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