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Cronaca

La storia del treno "fantasma" che ha viaggiato a 78 km/h senza nessuno alla guida

Chiuse le indagini sul disastro ferroviario di Carnate. Sei dipendenti di Trenord verso il processo

Alle 11.39 era fermo, immobile. Cinque minuti dopo, alle 11.44, era in movimento, di nuovo in corsa, lanciato da solo verso la stazione. Verso uno schianto inevitabile. È la storia del treno Trenord 10767 partito da Milano Garibaldi e diretto a Paderno Robbiate ma poi deragliato la mattina del 19 agosto 2020. Per quella tragedia sfiorata, nelle scorse settimane, la procura di Monza ha notificato a sei dipendenti Trenord l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, che di solito fa da preludio alla richiesta di rinvio a giudizio. Alla sbarra rischiano di finire il capotreno e il macchinista di quel convoglio, due tecnici della manutenzione, il direttore di manutenzione di Trenord e il responsabile della manutenzione di Milano Fiorenza. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono disastro ferroviario, lesioni personali e depistaggio. 

Incidente a Carnate, treno deragliato

Stando a quanto reso noto dal procuratore monzese Claudio Gittardi, le responsabilità dei due dipendenti Trenord incaricati di gestire il treno sarebbero palesi. I due, infatti, avrebbero lasciato "il treno incustodito in violazione delle direttive di servizio vigenti" perché erano al bar a prendere il caffè. Quando i vagoni si erano rimessi in marcia da Paderno Robbiate, raggiungendo la velocità di 78 chilometri orari prima di essere deviato all'ingresso della stazione di Carnate, i due non erano a bordo e non erano neanche nelle vicinanze della cabina. "Cooperando colposamente cagionavano un disastro ferroviario coinvolgente il treno Trenord 10767 del 19.8.2020 - mette nero su bianco la procura -. Il convoglio, giunto a fine corsa presso il binario 2 della stazione di Paderno Robbiate, veniva stazionato alle ore 11:39, ma essendo stato lasciato incustodito senza inserimento di freno di stazionamento e di freno a molla, essendosi verificata un’anomala ricarica della condotta generale del freno continuo, ed essendo tale tratto caratterizzato da una generale pendenza, alle ore 11:44, privo di personale di bordo, riprendeva autonomamente la sua corsa in direzione Milano acquistando progressivamente velocità, fino a 78 km/h". Ormai senza guida, il treno avevav poi imboccato il binario 5 della stazione di Carnate grazie a una deviazione volontaria degli scambi che lo aveva sviato "sul tronchino, sfondandolo e deragliando sul terrapieno", provocando danni all'infrastruttura e il ferimento dell'unico passeggero che si trovava a bordo. Tanto che capotreno e macchinista rispondono delle ipotesi di reato di disastro ferroviario colposo e lesioni personali. 

Le responsabilità, però, non sarebbe soltanto le loro. Tra gli indagati figurano, infatti, anche due tecnici della manutezione, "che avevano da poco sottoposto a revisione l’impianto frenante, senza riscontrare il malfunzionamento". Il treno, infatti, sarebbe ripartito per "un'anomala ricarica della condotta generale del freno continuo, dovuta ad una falsa posizione della leva del rubinetto del freno “Oerlikom” e ad un malfunzionamento del rubinetto di intercettazione 'Mif' sulla vettura pilota 50838239627-5", che però non sarebbe stato visto dai "meccanici". E una volta che da Trenord si sarebbero accorti delle proprie colpe sarebbero partiti i depistaggi, con presunti protagonisti il direttore della manutenzione e il responsabile della manutezione dell'impato di Milano Fiorenza. Entrambi - è la ricostruzione della procura - avrebbero agito "in qualità di incaricati di pubblico servizio di trasporto ferroviario al fine di ostacolare le indagini sul disastro ferroviario" cercando di far sparire dalla scena "il rubinetto del freno ed il rubinetto di intercettazione 'Mif'", che infatti sarebbe stato occulato, così "immutando artificiosamente il corpo del reato e lo stato di cose connesse al reato".

Dall'indagine - che all'inizio contava 15 nomi - e dal verosimile processo escono così i vertici di Trenord, in particolare l'amministratore delegato, Marco Piuri. Per la procura, quindi, loro non hanno responsabilità.

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