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Cronaca Musocco / Piazzale Cimitero Maggiore

Si è svolta la commemorazione fascista: una trentina di persone segnalate

Qualche braccio teso: ma ricordo in tono minore rispetto allo scorso aprile. Che cosa è avvenuto

Si è svolta al cimitero Maggiore di Milano, mercoledì 1 novembre, la commemorazione dei caduti della Repubblica sociale da parte di semplici cittadini e dei militanti di destra di Forza Nuova. Una trentina di persone sarebbe stata identificata e potrebbe essere deferita all'autorità giudiziaria per apologia di fascismo. 

La cosa era stata annunciata da tempo e l'Anpi (Associazione nazionale partigiani) aveva chiesto che fosse espressamente vietata. La cerimonia - in tono minore rispetto al precedente di aprile - è stata organizzata al Campo dieci, che ospita centinaia di morti appartenenti alla Rsi. Alla commemorazione, secondo le prime testimonianze, hanno partecipato un centinaio di persone. In due momenti è stato chiamato il "presente" per i caduti e, nonostante le prescrizioni della questura e l'invito da parte dello speaker, 4-5 persone (per lo più anziani) hanno levato il braccio per il saluto romano.

Tutto il raduno è stato seguito da vicino dalla Digos. 

"È doveroso ricordare - ha sottolineato il presidente dell'Anpi di Milano, Roberto Cenati - che al campo dieci del cimitero Maggiore non sono tumulati soltanto semplici aderenti alla repubblica di Salò, ma gerarchi fascisti come Alessandro Pavolini, ultimo segretario del partito fascista repubblicano, Francesco Colombo, capo della legione autonoma Ettore Muti, che operò nella caserma di via Rovello, Armando Tela, uno dei luogotenenti della famigerata banda Koch che aveva sede a Villa Triste".

"Abbiamo più volte ricordato - ha proseguito Cenati - che la morte rende tutti uguali, ma in vita i combattenti per la libertà hanno lottato contro l'oppressione nazifascista, mentre i repubblichini hanno collaborato con i nazisti nella denuncia, nella cattura, nella fucilazione di partigiani, oppositori politici, ebrei, lavoratori protagonisti del grande sciopero generale del marzo 1944. La pietas verso i defunti non può cancellare la storia. Se avessero prevalso i nazifascisti - ha concluso il numero uno dell'Anpi - la libertà e la democrazia nel nostro Paese, per la quale hanno dato la loro vita i combattenti per la libertà che ogni anno ricordiamo al campo della Gloria, non sarebbero state riconquistate".

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