Doveva scontare tre ergastoli per altrettanti omicidi ma era libero per un "cavillo", come si dice in questi casi. In particolare, mentre era latitante in Uruguay era stato processato senza saperlo. E per giunta l'Italia aveva ottenuto l'estradizione soltanto dopo essersi formalmente impegnata a non applicare mai l'ergastolo all'uomo, visto che nel Paese sudamericano questa pena non è prevista.

Il processo d'appello bis si è concluso il 25 marzo con una condanna a trent'anni: l'uomo è stato quindi arrestato dopo la lettura della sentenza e portato a San Vittore.

L'uomo, Francesco Salerno, oggi 56enne, nel 2002 era stato condannato (in contumacia) per gli omicidi per questioni di droga, di cui è ritenuto responsabile, commessi tra il 1991 e il 1993 a Milano. Ma nel frattempo si trovava in Uruguay. Rintracciato nel 2010, afferma di non aver mai saputo dei processi a suo carico, che avevano raggiunto il terzo grado di giudizio e quindi la condanna definitiva. Nel 2013 l'estradizione, dietro promessa (come detto) che non avrebbe comunque subìto il "fine pena mai".

Ma i giudici non sono stati in grado di provare di avere avvertito Salerno dei processi a suo carico. Ai magistrati, in questo caso, spetta l'onere della prova. E così, nel 2013, la corte d'appello lo ha dovuto rimettere in libertà. Anche perché, per un'ulteriore condanna (a tre anni e sei mesi) per detenzione di armi, ha beneficiato dell'indulto del 2006, con il condono di tre anni e l'assorbimento dei residui sei mesi con un periodo d'arresto nella capitale uruguaiana.

Finora dunque era libero, pur se con obbligo di firma, in attesa della nuova condanna.