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Cronaca

Voleva farsi esplodere in Vaticano: condannato a sei anni il «Pugile dell'Isis»

La condanna è stata pronunciata dal Tribunale di Milano. Cinque anni per la moglie

È stato condannato a sei anni di carcere Abderrahim Moutaharrik, il marocchino campione di kickboxing finito in carcere nell'aprile dello scorso anno con l'accusa di terrorismo internazionale per presunti legami con l'Isis. Lo ha deciso il gup del tribunale di Milano Alessandra Simion, lo stesso giudice ha condannato la moglie del pugile, Salma Bencharki, a cinque anni di reclusione. Non solo: ha sospeso la ptestà genitoriale della coppia e condannato altri due presunti terroristi a 6 e 3 anni e quattro mesi.

Aspiranti jihadisti arrestati in Lombardia - Foto

I quattro, tutti di origine marocchina, erano stati arrestati ad aprile 2016 con l'accusa di terrorismo internazionale e hanno scelto il processo con rito abbreviato per poter così beneficiare, in caso di condanna, dello sconto di un terzo della pena. Il personaggio chiave del processo milanese è Moutaharrik, ex campione di thai boxe particolarmente conosciuto in Svizzera (si allenava in una palestra di Lugano e, dopo l'arresto, è stato ribattezzato "il pugile dell'Isis"): secondo gli inquirenti milanesi, voleva diventare un "martire di Allah" ed era pronto a compiere un attentato a Roma, facendosi esplodere in Vaticano o davanti all'ambasciata di Israele.

VIDEO | Moutaharrik, il pugile che doveva morire da martire 

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A inchiodarlo sarebbero state soprattutto le intercettazioni telefoniche e ambientali: poco prima di essere arrestato, il marocchino avrebbe ricevuto la "tazkia", vale a dire quella "raccomandazione" necessaria per essere arruolati tra i miliziani di Al Baghdadi. A procurargliela, sempre stando a quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato un altro marocchino, Mohamed Koraici, anche lui destinatario di un ordine di arresto per terrorismo internazionale ma irreperibile da anni: secondo gli inquirenti milanesi, già a gennaio del 2015 lasciò Bulciago, paesino in provincia di Lecco dove viveva insieme alla famiglia, e raggiunse la Siria portando con sé anche la moglie, l'italiana Alice Brugnoli (convertita all'Islam con il mome di Aisha), e i tre figli della coppia, di 6, 4 e 2 anni.

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