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Il “miracolo” di Constantin, il ragazzo capace di correre la Stramilano senza una gamba

L'incidente a due anni, l'amputazione a venti e la rinascita tre anni fa. Ecco chi è Constantin, il ragazzo che domenica è stato in grado di correre per 21 km senza una gamba: "E' gioia"

A correre ha iniziato proprio quando avrebbe dovuto fermarsi. Uno scatto lungo una vita, una rincorsa eterna non al cronometro, né al tempo, ma ai propri sogni. A quel desiderio incontrollabile di vincere la sfida contro se stesso. Perché si può vincere anche con l’ultimo tempo, anche solo arrivando. 

E domenica Constantin a quel traguardo nell’Arena civica di Milano ci è arrivato. Un taglio del nastro, solo immaginario, con i suoi compagni a guardargli le spalle. Un’impresa che non gli era mai riuscita prima e che ha trasformato in possibile con due stampelle al posto di una gamba. 

Perché Constantin - trentasette anni, in Italia ormai da nove - la gamba l’ha lasciata in un ospedale moldavo quando aveva venti anni e la vita lo stava mettendo alla prova già da diciotto. “A due anni mi sono rotto la gamba scivolando da un cavallo a dondolo in legno - racconta a MilanoToday -. La frattura ha interessato la zona di crescita dell’arto e allora ho iniziato ad avere problemi, che inizialmente avevo provato a risolvere con una cura che riesce ad ‘allungare’ le ossa”. 

Nel 1998, però, ecco la tremenda sentenza dei medici: i farmaci non funzionano come dovrebbero, la gamba sinistra è più corta dell’altra ed è infetta. La soluzione è una: l’amputazione. 

La vita scorre e nove anni fa la strada di Constantin si intreccia con l’Italia. Arriva a Rho, dove oggi lavora come operatore socio sanitario e impegna il tempo libero come soccorritore di Rho soccorso. Le difficoltà, evidentemente, non lo hanno buttato giù. Anche grazie all’incontro con Francesco Messori, quel ragazzino che a quattordici anni ha cullato e realizzato il sogno di creare una nazionale di calcio di amputati, di cui oggi il trentasettenne moldavo è parte integrante. 

“Nel 2013 ho iniziato l’avventura con loro e ho iniziato a correre - ricorda Consta, come lo chiamano gli amici -. Il mister voleva che avessimo fiato e forza per le partite e io mi sono adeguato”. 

La scintilla con la corsa scocca immediata. I primi tentativi di coprire le grandi distanze arrivano con la Stramilano del 2014 - “Mi sono fermato all’undicesimo chilometro perché mi si è rotta la stampella” - e con la Milano City Marathon, abbandonata al chilometro ventotto “perché faceva troppo caldo”. 

Ma Consta - che il 29 novembre dello scorso anno ha completato la maratona di Firenze - non è uno che si arrende. “Nel 2014 mi ero promesso che avrei finito la Stra”, ricorda sorridendo. Così, domenica ha fatto quello che per lui è più normale: ha indossato il suo calzino verde fosforescente, la sua Nike blu e ha inforcato le sue stampelle. Poi, ha corso per tre ore, diciassette minuti e ventisei secondi durante i quali non è mai stato solo. 

“Al chilometro 5 ho incontrato Valeria - una ragazza che si era fermata -. Quando mi ha visto si è alzata e mi ha accompagnato fino al traguardo”. Lì, nel meraviglioso teatro dell’Arena civica, ad accogliere Consta ci hanno pensato anche i suoi amici degli “Urban runners” e due poliziotti che lo hanno scortato sulla pista a sirene accese. 

“E’ stata una cosa fantastica - dice Constantin visibilmente felice ed emozionato -. Una soddisfazione enorme. L’emozione non è arrivare primi o secondi. L’emozione, la gioia vera, è arrivare”. 

E Consta - dopo tre ore, diciassette minuti e ventisei secondi di sforzi, sorrisi e sofferenze - ci è arrivato. Proprio come aveva promesso a se stesso due anni fa. 
 

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