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Cronaca

Perché gli studenti di Milano sono arrabbiati (e domani scendono in piazza)

Venerdì gli studenti si ritrovano in piazza, dopo le occupazioni di questi giorni

Picchetti, cortei, manifestazioni. È bollente l'inverno degli studenti di Milano, che negli ultimi giorni stanno esprimendo, in modo chiarissimo, tutto il loro dissenso e la loro contrarietà al modello di scuola che si vedono costretti a subire. Negli ultimi giorni sotto la Madonnina sono stati occupati tre licei - il Carducci, il Vittorio Veneto e il Beccaria - con i giovani che hanno espressamente richiesto e rivendicato un tipo di istruzione diverso. Venerdì le ragazze e i ragazzi scriveranno un nuovo capitolo della protesta, con un presidio che si terrà a partire dalle 9 in largo Cairoli e che richiamerà partecipanti anche da Como, da Monza e dalla Brianza. L'appello, rivolto tanto ai "colleghi" quanto al governo, è chiarissimo: "La vostra normalità ci sta stretta, mobilitiamoci". 

Gli studenti in piazza a Milano

Ad innescare le manifestazioni di questi giorni sono stati, più di tutti, due eventi: la morte del 18enne Lorenzo Parelli, il giovane che ha perso la vita mentre lavorava in una fabbrica in provincia di Udine per l'alternanza scuola lavoro - che già aveva spinto gli studenti a scendere in piazza - e il ritorno della maturità al passato, dopo lo stop causa covid degli ultimi due anni. 

"Da anni chiediamo un'inversione di rotta sulla scuola pubblica, rivoluzionando l'attuale modello. Dall'anno scorso abbiamo occupato, presidiato, messo in discussione le nostre scuole", hanno spiegato dall'unione degli studenti meneghini annunciando la protesta di venerdì. "Il 19 novembre ci siamo mobilitati in tutta Italia ottenendo - qui a Milano - un tavolo con Città Metropolitana sull'edilizia scolastica in cui fin'ora le istituzioni non hanno avanzato proposte di finanziamento straordinarie. Oggi nel frattempo ci crollano tetti in testa per una folata di vento e i sistemi di riscaldamento ci lasciano al gelo: anni di definanziamenti e ritardi dei governi e delle istituzioni locali che non possiamo più tollerare", hanno proseguito. 

"In più, pure dopo la morte di un ragazzo di un centro di formazione professionale di Udine in stage, non viene messo minimamente in discussione l'attuale rapporto tra scuola e lavoro. Anzi, continuano imperterriti i percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento - la vecchia alternanza scuola lavoro - o stage non formativi, che spesso ci abituano allo sfruttamento, che non sono sicuri e ci impongono manodopera senza diritti", hanno rimarcato i ragazzi. 

"Il nostro sistema scolastico e le politiche del governo, poi, contribuiscono ad un malessere psicologico generale: potevano introdurre l'insufficiente bonus psicologico ma hanno avuto il coraggio di escludere pure questa misura. In tutta risposta il ministro Bianchi e l'intero governo decidono di ignorare la nostra voce. Anzi, con la scusa del 'ritorno alla normalità' propongono una forma di esame di Stato simile a quella pre covid, che già contestavamo", hanno spiegato da Uds. E ancora, sempre in riferimento all'esecutivo: "Non mette in discussione il sistema di alternanza scuola lavoro, fa passare il Pnrr come un piano salvifico mentre sappiamo che non solo stanzia pochi fondi senza confrontarsi con noi, ma - hanno concluso gli studenti - ripropone la stessa visione di scuola che non possiamo più tollerare". 

Il volantino per la protesta di domani

protesta studenti milano 11 febbraio-2

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