Cospito parla dal carcere di Opera: "Sono pronto a morire"
La lettera diffusa dai legali dell'anarchico ha superato la censura del carcere
Torna a parlare fuori dal carcere Alfredo Cospito, l'anarchico in sciopero della fame contro il regime di 41 bis cui è costretto nel carcere di Opera (dove è tornato lunedì 27 febbraio). L'anarchico, nel dettaglio, è tornato a parlare attraverso una lettera affidata al suo legale e diffusa durante una conferenza stampa in Senato alla quale hanno partecipato il difensore Flavio Rossi Albertini e il professor Luigi Manconi.
"Il più grande insulto per un anarchico è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini - si legge nel documento che ha superato la censura -. Quando ero al regime di alta sorveglianza avevo comunque la censura e non ho mai spedito pizzini ma articoli per riviste anarchiche, mi era permesso di leggere quello che volevo, di evolvere. Oggi sono pronto a morire per far conoscere al mondo cosa è veramente il 41 bis. 750 persone lo subiscono senza fiatare".
Cospito si dice "convinto che la mia morte porrà un intoppo a questo regime e che i 750 che subiscono da decenni il 41bis possano vivere una vita degna di essere vissuta, qualunque cosa abbiano fatto": "Amo la vita, sono un uomo felice non vorrei scambiare la mia vita con quella di un altro. È proprio perché la amo non posso accettare questa non vita senza speranza".
Nel frattempo i legali di Cospito hanno annunciato un ricorso alla Cedu, la Corte europea dei diritti dell'uomo: "Riteniamo che esistano diversi profili da portare davanti alla corte di Strasburgo. Stiamo analizzando la possibilità di richiedere un provvedimento di urgenza".