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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Castello / Piazza Castello

Funerali di Umberto Eco: "Per l'alluvione di Alessandria fece una grande donazione"

In migliaia in piazza Castello. Pisapia lo ringrazia "per aver scelto Milano", "città dei libri per eccellenza"

Sono iniziati nel primo pomeriggio i funerali di Umberto Eco a Milano, in piazza Castello.

Centinaia di persone si sono assiepate per l'ultimo abbraccio al grande scrittore alessandrino. La fila per entrare alla cerimonia era di centinaia di metri. 

Funerali Umberto Eco (foto MilanoToday)

Il feretro è entrato nel più sobrio dei modi, quando ancora il cortile era semivuoto e riecheggiava delle note barocche suonate dall'Orchestra LaVerdi. Poi sono arrivati i familiari e gli amici. Chi lo conosceva bene si è stretto in un abbraccio. Molti guardando i fiori bianchi e arancioni che coprivano la bara hanno sussurrato quanto fosse grande e, allo stesso tempo, una persona semplice. C'è chi ha cercato di accedere alla parte riservata alle autorità per lasciare un omaggio floreale al proprio professore. E chi vedendo questo gesto si è commosso. 

Tanti i personaggi famosi che si sono accomodati nei primi posti; c'erano il ministro della Cultura Dario Franceschini, l'attrice Lella Costa, l'editrice Elisabetta Sgarbi, che lo aveva accompagnato nell'ultima avventura de La Nave di Teseo, l'autore e attore Moni Ovadia. Il sindaco di Alessandria Maria Rita Rossa ha rivelato che, in occasione dell'alluvione di qualche anno fa (2014), Eco donò alla città un'ingente somma, nel silenzio più assoluto: "E' per dimostrarvi quanto fosse generoso". Il sindaco alessandrino ha ricordato anche quanto lo scrittore amasse la propria città, dove tornava spesso e volentieri, talvolta in compagnia del nipotino. 

E' stato richiamato il silenzio e il clavicembalo ha ripreso delicatamente a suonare la musica tanto amata da Eco. Mario Andreose, scrittore che insieme a Eco ha contribuito alla nascita de La Nave di Teseo, è intervenuto per primo ringraziando innanzitutto i passanti che in forma anonima hanno lasciato un fiore sotto casa del Professore: "Sarebbe stato il gesto che, in assoluto, avrebbe apprezzato maggiormente". Ha poi ricordato quanto l'amico amasse nuotare e come una volta, quando gli chiese cosa faceva ancora in acqua, si sentì rispondere che stava riscrivendo mentalmente un capitolo di un suo libro.

Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, si è rallegrato per il numero altissimo di persone che hanno deciso di congedarsi da Umberto; poi ha parlato della sua leggerezza scevra di ogni superficialità, della sua voglia di divertirsi, del suo amore per gli altri e per la bella politica. Infine lo ha voluto ringraziare "per aver scelto Milano come suo luogo adottivo", "città dei libri per eccellenza".

Franceschini ha parlato di lui come "promotore della conoscenza reciproca", un importante "mezzo per raggiungere la pace tra i popoli". "Guardare quest'uomo" ha aggiunto il Ministro "era come guardare una biblioteca"; "parlandoci invece, si scopriva la sua grandissima ironia".

E' intervenuta anche la ministra dell'Istruzione Stefania Giannini, che ha ricordato "la dedizione accademica" e il  "ruolo di maestro" di Eco, simbolo del classicismo innovatore, attento cioè tanto alla formazione umanistica quanto all'analisi dei fenomeni più recenti. 

Non è mancato neanche l'intervento di Roberto Benigni: "Quando arrivava Umberto c'era un luccichio, un vento che faceva bene. Era leggero ma anche pesante, nel senso bello del termine: aveva gravità. Ci scambiavamo lettere e giochi. Uomini come lui servono in terra, non in cielo".

Sono intervenuti i suoi compagni di scuola (tra cui lo scrittore e giornalista Furio Colombo), che hanno dipinto il profondo amore di Eco per i libri, "mezzi per un diletto profondo", che non può essere dato "da nessun tesoro". Lo stesso Colombo ha ricordato un loro viaggio in Cina, dove il regime "impedì ai giovani di ascoltarlo". Molti hanno raccontato della gioia del Professore nel poter trasmettere la conoscenza: questo, più di ogni cosa, era ciò che lo rendeva felice. 

Elisabetta Sgarbi ha elogiato la fedeltà di Eco, rimasto alla Bompiani per più di cinquant'anni e poi, il suo atto di coraggio nel lasciarla, dopo la fusione con RCS. Per compiere questa scelta lo scrittore ha dovuto rinunciare a una parte importante della propria storia, ha dichiarato la Sgarbi. Quello di Umberto Eco ha  poi concluso "è stato un atto di libertà".

Ma dietro il personaggio pubblico c'era un nonno di cui essere orgogliosi; così l'ha definito il nipote Emanuele ringraziandolo per il suo affetto, la sua generosità, la sua saggezza e ancora per tutte le storie raccontategli, le parole crociate e il suo umorismo.

A chiudere la cerimonia la testimonianza di Moni Ovadia, con una barzelletta che aveva sentito per la prima volta proprio da Eco. Ed è così che Milano si è congedata dal grande semiologo, professore, scrittore e pensatore, con una risata. Perchè è il divertimento la chiave della conoscenza, così come della vita, l'aveva già detto Aristotele, e questo Eco lo sapeva bene.

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