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Cronaca Porta Genova / Piazzale Stazione Genova, 4

Montascale vecchi, ascensori rotti: l’odissea quotidiana di un disabile sui mezzi a Milano

Simone, giovane milanese, ha raccontato sul suo profilo Facebook tutto quello che è costretto a subire per muoversi in città. Il suo post è diventato virale e Atm lo ha "convocato"

Scivoli che dovrebbero esserci e non ci sono. Montascale che dovrebbero essere nuovi e non lo sono. Ascensori che dovrebbero essere in funzione e che, evidentemente, non lo sono. Si scontra ogni giorno con tutti i “dovrebbe” rimasti tali, Simone, giovane manager disabile costretto a muoversi con una sedia a rotelle. 

Martedì, al termine dell’ennesima giornata da incubo, ha deciso di prendere il suo telefono, di raccontare agli altri quello che quotidianamente affronta e sopporta. Di sfogarsi. E forse neanche lui immaginava che quel suo sfogo sarebbe diventavo virale sui social, soprattutto sulla pagina di Atm, letteralmente presa di mira dagli utenti. E che la stessa Atm un giorno dopo quel racconto lo avrebbe contattato per fargli incontrare un dirigente a cui indirizzare le sue lamentele. 

“No ma adesso ve la racconto - inizia il ‘diario’ di Simone -. Perché se no non ci credete. Prendo l'autobus, arrivo a Porta Genova. L'autobus deve fermare lontano dal marciapiede e non si abbassa per pigrizia dell'autista che non schiaccia un pulsante: a momenti mi ammazzo per scendere. Non c'è uno scivolo sul marciapiede, faccio il gradino”. 

Ma questi non sono che i primi ostacoli, tutto sommato superabili. “Arrivo al campanello per chiamare il montascale a porta Genova. Non rispondono. Dieci minuti. Non rispondono. Mando giù qualcuno. Scopro che c'è un disabile prima di me. Quindi devo aspettare che lui salga due montascale, due. Passano venti minuti. Arriva il montascale. Scendo. Faccio i miei due montascale, altri venti minuti. Vanno lenti - racconta Simone -, lentissimi, cigolano, ogni tanto si fermano da soli per tre secondi, per metterti caga. Intanto gli addetti chiamano a Cadorna per verificare che funzioni l'ascensore. Funziona, dicono”. 

Già, dicono. “Arrivo a Cadorna e sorpresa sorpresa: l'ascensore non va - scrive il ragazzo -. È rotto da un'ora. Dicono. Peccato che io un'ora fa fossi ancora attaccato a un campanello per scendere in porta Genova, vi ricordo. Panico, come esco? "Torni sulla metro e scenda a S. Ambrogio che lì c'è l'ascensore", dicono. Certo io devo andare a Cadorna non a S. Ambrogio ma mica ho alternative”. 

E il “gioco dell’oca" continua. “Salgo sulla metro. Arrivo a S. Ambrogio. E mica c'è un ascensore. No. Ci sono due montascale. Mi attacco al campanello: rispondono seccati "cosa vuole?". Urlo perché sì lì ho urlato. Partono i due montascale. Altri venti minuti. Esco alla luce. Ma non sono a Cadorna, ricordo, sono altrove. Prendo la 94. Dieci minuti di attesa. Sulla 94 c'è una mamma con il passeggino che mi chiede se posso prendere la corsa successiva. Ora voi non vorreste mai essere nei panni di quella mamma, vero? E avete pure ragione, fidatevi. Vinco io, le faccio chiudere il passeggino. Sono sulla 94”.

Risultato dell’ennesima odissea? “Tra poco - spera Simone - se Dio vorrà sarò a Cadorna. Prenderò un treno. Ne ho persi tre, probabilmente quattro”.

“Ho un preventivo per un trasporto privato - la sua amara conclusine -. Probabilmente costerà un quarto del mio stipendio. Probabilmente dovrei continuare a prendere i mezzi o vinceranno loro. Ma cosa dovrei fare dico io, cosa maledizione dovrei fare?”. 

Intanto, Atm qualcosa l'ha fatta, anche se non è che il primo, piccolo, passo. Giovedì mattina ha mandato un dirigente a condividere il viaggio con Simone. E anche con lui i problemi non sono mancati. Anzi.

"Appena arrivato all'ascensore della metro di Cadorna c'erano in ordine: un tecnico che controllava il funzionamento dell'ascensore, un assistente per il mio viaggio e il dirigente. Sceso in metro credo mi abbiano accolto in quattro - scherza il ragazzo -. Arrivato in Porta Genova altrettanti. Salendo sul montascale, però, le cose erano quello che erano: le pedane sono lente, poco affidabili, e non si sistemano in un giorno. Ho chiesto: 'Si rende conto che questa non è una soluzione, e che i montascale non sono realmente affidabili? Che non posso metterci venti minuti per arrivare ai binari?' ".

"Uscito da Porta Genova la favola surreale lo è stata ancor di più - racconta Simone -. Non ho avvertito nessuno, non potevano saperlo, ma la fermata della 75 di Porta Genova ha un gradino e nessun scivolo. Il dirigente fa fermare l'autobus prima, fa spostare la fermata. Non riesce, l'autobus arriva e il disagio è chiaro. Salgo, l'autista si dimentica di attivarmi la pulsantiera per segnalare quando devo scendere. Lo faccio notare, il dirigente gli tira le orecchie".

"Al di là del viaggio di oggi, che non fa testo, credo - conclude il giovane - sia stato evidente al dirigente che ci siano problemi piccoli e grandi". Problemi, che, è altrettnato evidente, vanno risolti. 

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