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Cronaca Macconago / Via Sant'Arialdo

Donne spacciatrici per non dare nell'occhio

I particolari dell'inchiesta che ha portato a sei arresti per lo spaccio in zona Rogoredo

Una rete di spacciatori che gestiva la vendita di sostanze stupefacenti al riparo del bosco di via Sant'Arialdo, la strada di campagna che dalla stazione di Rogoredo porta a Chiaravalle. Arrivavano da tutto il nord Italia per acquistare la "bianca" (la cocaina) ma soprattutto la "nera" (l'eroina), vera "specialità" della banda. E chili di eroina venivano tenuti nascosti in vari appartamenti occupati nella zona sud (Barona) e sud-est (Corvetto) della città.

Il sodalizio era in grado di gestire lo spaccio di piccolo calibro, proprio nel boschetto a due passi da Rogoredo, dove si recavano tossicodipendenti da tutto il nord Italia, ma anche la vendita "all'ingrosso", a decine di chili per volta, a gruppi di albanesi che dirottavano la droga non solo in altri quartieri di Milano ma anche in altre regioni del nord.

LE DONNE - Una delle persone arrestate - riferisce Repubblica - è una donna marocchina di 54 anni, Z.S.: un "simbolo" che rappresenta una certezza, l'uso delle donne per trasportare la droga e dare meno nell'occhio. A nessuno verrebbe in mente di fermare per un controllo una donna che cammina trasportando un passeggino da neonato. Ma - come nel caso di Z.S. - le donne svolgevano anche direttamente l'attività di spaccio di sostanze stupefacenti. Al di là dei sei arresti, tra cui appunto Z.S., sarebbero decine le donne magrebine utilizzate per questi scopi e identificate dalla polizia durante questa indagine.

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