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La dottoressa aggredita: "Mentre mi picchiava ho pensato: o mi libero o muoio"

La donna è stata salvata da un vicino, che con una scacciacani ha allontanato l'aggressore

"O mi libero o muoio". Sono queste le parole della dottoressa che ha subìto un tentativo di violenza in via Washington dopo il suo turno in ospedale l'altro giorno. La donna ha raccontato i drammatici momenti in un'intervista alla Rai. Con gli occhi tumefatti, ha ripercorso quegli istanti: si è liberata dando un calcio all'aggressore. Poi un vicino 94enne, sentendo le urla, è arrivato con una scacciacani in suo aiuto. Pensando che fosse una pistola vera, l'aggressore ha riparato in una stanza, fino a che non sono arrivati i carabinieri. 

Cosa è avvenuto

L'aggressore non è un gambiano di 22 anni. Ma uno statunitense di 29 anni compiuti lo scorso 20 gennaio. È un cittadino americano l'uomo arrestato mercoledì a Milano con le accuse di tentata violenza sessuale, tentata rapina aggravata e lesioni personali dopo aver aggredito la dottoressa polacca. L'errore - dovuto a un nome sbagliato fornito proprio dall'uomo, che era senza documenti - è emerso nell'ordinanza con cui il gip Daniela Cardamone ha convalidato l'arresto del 29enne con le ipotesi di reato formulate dal pm Paolo Filippini. 

La scoperta è stata fatta venerdì mattina, quando l'ex marito della vittima ha trovato nell'abitazione della donna un documento dell'aggressore. Il suo raid era scattato poco dopo le 14, quando sarebbe riuscito a far accesso allo stabile seguendo un altro residente. In pochi secondi il giovane sarebbe arrivato davanti alla porta della 43enne e sarebbe entrato, approfittando del fatto che lei non avesse chiuso a chiave. In un attimo l'incubo. La donna - racconterà poi lei stessa ai carabinieri - trova davanti a sé il 29enne che la spinge verso la camera da letto e la colpisce più volte, violentemente, con dei forti pugni al volto. A quel punto lei cade e "lui sale a cavalcioni su di me, sbottonandomi la camicia". Lì la vittima ha una reazione istintiva: lo colpisce con dei calci alle parti basse, riuscendo a metterlo in fuga. Il rapinatore si rifugia così in camera da letto, dove viene bloccato dall'intervento di alcuni vicini di casa, tra cui un 94enne che impugna una scacciacani.  

Quando i carabinieri arrivano sul posto, trovano la dottoressa - che finirà in ospedale con una prognosi di 14 giorni - seduta a terra sul pianerottolo, in lacrime e con il volto sanguinante. Per il 29enne scattano le manette con l'accusa di tentata rapina, anche se poi con il passare delle ore il pm Paolo Filippini gli contesterà le accuse di violenza sessuale e lesioni. Venerdì si scopre la sua vera identità. E con il suo nome compare anche una denuncia di scomparsa presentata dai genitori, che da giorni non avevano sue notizie. Pare, stando a quanto riferito dai familiari, che l'uomo soffra di problemi psichici. 

Nell'interrogatorio di garanzia, l'aggressore si è difeso dicendo di essere entrato nel palazzo "perché cercavo la stazione ferroviaria" e "non ero né ubriaco, né altro". "Non ricordo di aver aggredito nessuno, ricordo invece di essere stato io attaccato", ha giurato. "Ho cercato solo di difendere me stesso, quando ho visto questa persona uscire. Mi sono seduto all’interno del luogo e ho visto un’altra persona più anziana con la pistola che veniva verso di me", ha detto davanti al giudice, riferendosi evidentemente al 94enne che lo ha bloccato. L'uomo, stando a quanto filtrato, pare fosse venuto in Italia per un matrimonio e sarebbe stato diretto a Venezia per salire su un aereo diretto a New York e poi a Los Angeles. 

Nel convalidare l'arresto, il Gip ha sottolineato "il concreto e attuale pericolo che l’indagato possa commettere reati della medesima indole di quello contestato si desume, in particolare, dalle concrete modalità del fatto e dalla personalità dello stesso".

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