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Cronaca

Milano, il giro della cocaina della 'ndrangheta: vip e volti noti della tv tra i clienti dei pusher

Arrestati in 23: il blitz è scattato all'alba di giovedì. Parte della droga arrivava dalle 'ndrine

Dalle "vele" di Bollate al cuore di Milano. Dai clienti "normali" ai volti noti della televisione. Tutti alla ricerca di droga, tutti alla "caccia" di cocaina, che chi "di dovere" sapeva bene come procurare a far arrivare a Milano. 

L'indagine dai rapinatori mascherati

Giovedì mattina, i militari del nucleo informativo, guidati dal colonnello Michele Miulli, con un maxi blitz che ha visto impegnati oltre duecento uomini hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di ventitré persone ritenute responsabili a vario titolo di "cessione di sostanze stupefacenti, ricettazione, porto illegale di armi comuni da sparo, detenzione abusiva di armi e munizioni e intestazione fittizia di beni". Sedici di loro sono finite in carcere, altre sei ai domiciliari e per una è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. 

Il lavoro dei carabinieri - che hanno sequestrato oltre 300 chili di droga - è partito lo scorso giugno, quando gli uomini dell'arma sono riusciti ad arrestare i due rapinatori "mascherati", che in meno di un anno avevano messo a segno venticinque colpi e che a novembre 2015 erano andati vicini ad uccidere un militare in uno scontro a fuoco dopo una rapina. Nel loro box, al momento della perquisizione, gli investigatori avevano trovato un chilo di cocaina e un chilo di marijuana: segno evidente, questo, che i blitz in banca fossero soltanto un modo per avere soldi per comprare droga. A quel punto, i carabinieri hanno risalito la corrente e sono arrivati a Michele Antonino, un 41enne di Bollate che forniva gli stupefacenti ai due. 

Il buco e gli uomini della 'ndrangheta

L'uomo, stando alle indagini, avrebbe portato avanti anche un giro di spaccio personale in via Turati a Bollate, in quei "palazzoni" che nel tempo - tra droga e vedette - sono stati sempre più paragonati a una piccola Scampia, anche per quella somiglianza strutturale con le più tristemente note "vele".

Lì, il 41enne aveva creato per i clienti un buco - una sorta di tunnel - che portava gli acquirenti direttamente in casa sua e di sua madre o da una vicina compiacente, che evidentemente si trovava bene nei panni dell'insospettabile spacciatrice. 

La vera forza di Antonino, però, erano i contatti. A procurargli la cocaina - in una sorta di livello superiore di una piramide criminale - erano infatti i cugini Barbaro: Domenico e Antonio, entrambi di Platì ed entrambi, secondo quanto riferito dal colonnello Miulli, "uomini di 'ndrangheta e trafficanti abituali".

"Amici" dello spacciatore di Bollate erano anche Giuseppe e Alberto D'Aiello, casertani con contatti nel campo nomadi di via Negrotto e in grado - sempre secondo le indagini - di muovere importanti quantitativi di droga e armi. 

I clienti vip e le consegne a domicilio

La loro cocaina - si legge chiaramente nell'ordinanza firmata dal gip Maria Vicidomini - aveva un canale preferenziale per finire ai vip di Milano. Tra i clienti noti della batteria dei D'Aiello ci sarebbero infatti modelle, fotomodelle, ex concorrenti del Grande Fratello, conduttori televisivi, ristoratori, cuochi del centro e personaggi della moda. 

Non solo vip e personaggi famosi, però. Perché i due - Alberto soprattutto - avevano messo in piedi un'ottima rete di spaccio nel centro città, dove i pusher iniziavano a vendere verso le 18 ogni giorno per prolungarsi fino a tarda notte durante i weekend, quando i locali si riempivano di potenziali clienti. 

Il capo e il centro estetico 

Se la cocaina arrivava grazie a contatti interni - via Olanda e via Germania -, l'hashish e la marijuana necessari alle varie "batterie" venivano invece importati dal Marocco attraverso la Spagna. Gli stessi carabinieri di Milano, infatti, sono riusciti a scoprire un capannone a Dùrcal, in Andalusia, dove la droga veniva lavorata prima di essere sistemata sui camion - uno è stato bloccato al traforo del Frejus -  in partenza verso l'Italia. 

A muovere le fila, dall'alto, ci pensava - stando a quanto riferito dai carabinieri - Antonio Agresta, una sorta di deus ex machina di tutti i gruppi di spaccio.

Quarantacinque anni, calabrese di Platì, Agresta è stato riconosciuto capo della locale di Volpiano - una costola della 'ndrangheta nel Torinese - ed era l'uomo a cui tutti facevano riferimento per riuscire ad arrivare alla droga. Lui e gli altri vertici, hanno accertato gli investigatori, usavano spesso un centro estetico di Cerro Maggiore - di proprietà di un presunto trafficante ma intestato a un prestanome ed ora sequestrato - per i loro incontri di affari in cui decidevano come e quanta droga muovere. 

E la droga mossa era davvero tanta, tanto che la cocaina si "spostava" dalle "Vele" fino a Novara, Como, Varese e la Liguria passando per corso Como e il cuore della movida di Milano per arrivare ai clienti "importanti", a cui la coca - secondo l'inchiesta - veniva consegnata fino a casa. Proprio quella coca passate per le mani della 'ndrangheta.

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