Rogoredo tra eroina e violenze sessuali alle tossiche minorenni
Il racconto di un uomo in carcere con l'accusa (da lui respinta) di tentato omicidio
A novembre 2016 è stato arrestato con l'accusa di avere sparato ad un egiziano al Parco delle Rose, zona di spaccio di eroina collegata con il bosco di Rogoredo. Ora, dal carcere di San Vittore, l'uomo (un 50enne tunisino con diversi precedenti) si difende e si dichiara innocente, scrivendo una lettera al Corriere della Sera nella quale ricostruisce anche dettagli drammatici della vita quotidiana al bosco e al parco.
Tutto è iniziato quando l'egiziano è stato trovato ferito con due colpi di arma da fuoco in un parcheggio di quella zona. Le indagini hanno portato i carabinieri ad individuare il tunisino, che però, un mese dopo l'episodio, l'8 novembre, è sfuggito alla cattura. Rimandata di due giorni, quando i militari sono andati a prenderlo in via Rieti, zona Baggio, dove lui vive.
Lui, come detto, si difende. Spiega al Corriere di non avere mai spacciato ma di avere frequentato la zona di spaccio di Rogoredo per acquistare eroina, a suo dire l'unico modo per calmare i dolori alle vertebre dovuti ad un pesante pestaggio che avrebbe subito anni fa dai secondini del carcere di Velletri, dove era rinchiuso, dopo avere denunciato "ruberie" all'interno del penitenziario.
LA "RIBELLIONE" E LA "PUNIZIONE"