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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Porta Venezia / Via Vitruvio

Milano, donna sequestrata in casa dai rapinatori: "Uccidiamo la tua famiglia"

Arrestati i due uomini che il 19 giugno scorso sequestrarono e rapinarono una donna nella sua casa di via Vitruvio

Avevano approfittato del fatto che fosse sola in casa. L'avevano tenuta per mezz'ora nelle loro mani. Poi le avevano fatto capire che la vita dei suoi familiari era in pericolo. Due uomini, un 32enne russo e un 45enne georgiano, sono stati arrestati con l'accusa di rapina aggravata perché ritenuti i due banditi che lo scorso 19 giugno sera avevano sequestrato in casa sua una 30enne russa, che lavora come escort, portandole via 4mila euro in contanti, due anelli in oro dal valore di 20mila euro, un portafogli e un orologio Apple. 

La 30enne, che era riuscita a dare l'allarme dopo essersi liberato, aveva spiegato che era stata contattata via telefono da un cliente, con il quale aveva organizzato un appuntamento. All'ora stabilita, alla sua porta in via Vitruvio, si erano però presentati due uomini, che appena lei aveva aperto l'avevano colpita con un pugno in pieno volto. A quel punto, stando al racconto della donna, i sequestratori l'avevano legata con il nastro adesivo e le avevano messo un cuscino sul volto per evitare che urlasse. Dopo una trentina di minuti passati nell'abitazione, i due era fuggiti col bottino lasciandola legata e dicendole che se avesse presentato denunciato o se non avesse lasciato l'Italia avrebbero "ucciso i suoi parenti" grazie ad alcune "amicizie" nel suo Paese. 

Il gip di Milano Guido Salvini, dopo l'indagine dei poliziotti del commissariato Garibaldi Venezia, ha quindi disposto il carcere per i due, che - nella ricostruzione degli investigatori - sarebbero arrivati da Rimini e da Riccione, dove sono residenti, per commettere il reato. E scrive il giudice nell'ordinanza di custodia cautelare, per prendere di mira "una donna sola e indebolita dall'essere stata aggredita tra le mura della propria abitazione".

Donna che, rimarca il Gip, "veniva evidentemente scelta con cura" in quanto "nell'ottica degli aggressori avrebbe forse coltivato più di una riserva prima di rivolgersi alle istituzioni spesso inclini al pregiudizio suscitato dalla condizione di straniera e di escort". Poche ore dopo la rapina, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, con la scheda telefonica della vittima, i due avevano contattato la sorella della vittima su WhatsApp rinnovando le minacce. 

Le indagini tecniche della polizia scientifica e anche sui profili social dei due hanno consentito di individuarli. Da qui l'ordine di arresto per rapina pluriaggravata. Che, per ora, è l'unico reato per il quale i due sono indagati. Il giudice precisa nell'ordinanza, infatti, che "non avendo la vittima sporto querela e considerata la 'riforma Cartabia' recentemente entrata in vigore" - che non permette più a investigatori e inquirenti di procedere d'ufficio per alcuni reati - "gli ulteriori reati di violenza privata e sequestro di persona che potrebbero essere ravvisabili nella vicenda sono allo stato da considerarsi non perseguibili per carenza di condizione di procedibilità".

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