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Cronaca

Alessia, l'attivista trans espulsa da Milano e dall'Italia: "Ammanettata e deportata in Perù"

Alessia aveva parlato dal palco del Pride. La denuncia di "Nessuna persona è illegale"

L'avrebbero convocata in commissariato per darle aggiornamenti sulla sua opposizione all'espulsione. Quindi, l'avrebbero tenuta una notte in Questura e la mattina successiva, senza darla nessun'altra via di scampo, l'avrebbero caricata su un aereo e l'avrebbero riaccompagnata a casa sua, in Perù. 

È stata espulsa da Milano e dall'Italia, Alessia P.M., l'attivista transgender che durante il "Pride" dello scorso anno aveva deciso di raccontare la sua storia di persona - così aveva detto - "tre volte discriminata perché sono donna, transgender e immigrata" in uno Stato - aveva attaccato - lui cui "istituzioni non si sono mai realmente impegnate per dare corpo ai diritti, lasciandoli marcire sulla carta".

Alessia aveva parlato a nome dell'associazione "Nessuna persona è illegale" - che da tempo lotta contro ogni tipo di discriminazione - e aveva accettato di esporsi nonostante non fosse in regola con il permesso di soggiorno, che le era stato negato e che lei aveva continuato a chiedere con insistenza. 

Milano Pride 2018, il corteo (Foto Canta)

"Deportata senza poter contattare l'avvocato"

Il 27 dicembre - denuncia la stessa associazione - è arrivata la parola fine. "È stata convocata presso il locale commissariato di polizia; aveva un ricorso già depositato contro il diniego di permesso di soggiorno e il foglio di via che aveva ricevuto, e così, sicura delle proprie ragioni, nel pomeriggio di giovedì ci è andata - hanno ricostruito da 'Nessuna persona è illegale' -. Subito è stata trasportata in questura, ha fatto appena in tempo ad avvertirci con una brevissima telefonata, poi un lungo silenzio: sequestrato il cellulare, impediti i contatti con l'esterno".

Poche ore e i giorni italiani di Alessia sono finiti. "Alle sette del mattino del 28 dicembre, dopo una notte trascorsa in questura senza spiegazioni, le è stato detto che sarebbe stata condotta davanti ad un giudice poche ore dopo per l'esecuzione del rimpatrio - la versione della sua associazione -. Non le è stato concesso di contattare l'avvocata che seguiva la sua richiesta di permesso di soggiorno, che aveva tutti i documenti per dimostrare che l'espulsione era e continua a essere irragionevole. È stata deportata così, senza avere il tempo di salutare le tante persone che le sono state amiche in questi suoi anni italiani, sistemare la sua casa e i suoi affetti, scegliere che cosa portare con sé".

Video | Alessia sul palco del Pride

"In volo fino a Roma ammanettata..."

E il viaggio verso il Perù, sempre secondo le notizie fornite dai suoi amici, non è stato di quelli semplici. "In volo fino a Roma, ammanettata, poi un altro volo verso Sao Paulo, poi Panama, un viaggio lunghissimo e doloroso. Da qualche ora Alessia è tornata in Perù - hanno scritto dall'associazione -. La violenza cieca del razzismo istituzionale si è abbattuta su di lei, su di noi, sulle decine di migliaia di persone che commosse avevano ascoltato le sue parole dal palco del Pride, dimostrando ancora una volta, caso mai ce ne fosse stato bisogno, quanto sia vuota una retorica che propaganda inclusività e buoni sentimenti senza affrontare le radici sociali, economiche e giuridiche della discriminazione e dell'ingiustizia".

"Alessia ha dato corpo e voce alle rivendicazioni che da anni portiamo avanti - hanno ricordato le giovani e i giovani del gruppo -. Che le persone siano libere di fare progetti, di avere una vera possibilità, in questo come in altri paesi del mondo, la libertà di transito che permette a ognuno e ognuna di noi di vivere, desiderare, agire su questa terra secondo le inclinazioni particolari che ci riconosciamo".

"Alessia è partita, ma continuerà a essere la nostra voce, a dare corpo ai diritti che le hanno negato. Noi - hanno concluso da 'Nessuna persona è illegale' - ci investiremo della sua presenza, del coraggio e della fiesta che ci ha regalato".

"Un’altra vittima della politica razzista ed omotransfobica del governo Salvini Di Maio", il duro j'accuse del Milano Pride, che Alessia l'aveva ospitata e fatta conoscere a tutti. "Questa vicenda - le loro parole - sembra confermare la necessità di considerare la battaglia dei diritti, di tutti i diritti, una battaglia unitaria, contro le tendenze liberticide di questo governo".

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