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Cronaca

La fuga d'amore del carcerato e della secondina. Il video messaggio della coppia

Lui si dichiarava innocente: "Dio mi ha mandato lei". E la poliziotta: "E' l'uomo della mia vita". La storia di una fuga d'amore da un carcere della Svizzera

Hassan Kiko e Angela Magdici. Due ragazzi circa 30enni, anno più anno meno. Lui siriano, lei svizzera. Si conoscono, si innamorano l'uno dell'altra. Ma la loro situazione è del tutto particolare. Lui infattti è in carcere vicino a Zurigo con l'accusa di reati sessuali, lei è una poliziotta in servizio nello stesso carcere. Due mondi che si toccano ma che - almeno in teoria - sono l'uno più distante dell'altro. L'amore, però, può superare anche le barriere come questa. 

Così, la fuga: quando ad Hassan mancano poco meno di due anni da scontare, lei - da quanto risulta - lo convince a scappare. Gli apre letteralmente la cella e fanno perdere le loro tracce. Hanno passato la frontiera con l'Italia a bordo della vettura di Angela, poi si sono fermati a Como prima di riprendere il viaggio e arrivare a Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo, in un palazzo abitato soltanto da stranieri, quasi tutti balcanici. 

Un appartamentino in affitto, vita spartana, zero contatti con gli altri condomini. Del resto, la loro fuga (nella notte tra l'8 e il 9 febbraio) aveva avuto una vasta eco mediatica in Svizzera. Pensavano di essere al sicuro, invece il Ros di Milano li aveva individuati. E non si aspettavano la cattura, alla quale non hanno collaborato. Resistenza passiva, quindi senza colluttazione (qui il video della cattura). 

Siriano evaso e poliziotta arrestati (foto Ros)

Una fuga d'amore e non politica, come si potrebbe pensare visto che Hassan è siriano e, a quanto sembra, la loro intenzione era quella di recarsi prima o poi proprio in Siria, anche se un ex compagno di cella di Hassan aveva dichiarato che lui, nel Paese d'origine, non ha più legami. Le lettere d'amore ritrovate nell'appartamento di Romano, ma anche il video messaggio con cui la coppia, il 16 marzo, si era rifatta viva. «Siamo innamorati», ripetevano entrambi.

Hassan, in particolare, si professava innocente. E' accusato di avere stuprato una ragazza di 15 anni nell'auto di un suo collega. Ma sosteneva, nel video messaggio, che non vi fossero prove reali a suo carico. Ha poi accusato di «incapacità» il suo avvocato, il procuratore e anche il giudice che lo aveva condannato. E si è lamentato della condizione di vita in carcere: «Cibo di m... portato da gente di m...», diceva nel video. Poi mostrava lividi e cicatrici, asserendo di essere stato percosso in carcere. E infine, la compagnia di cella con un detenuto sieropositivo. 

«Dicevo: "Dio, aiutami, sono innocente". E Dio mi ha mandato Angela». Queste le parole di Hassan, secondo cui se una fuga è «approvata da Dio», non può essere impedita da nessuna barriera di nessun carcere. 

E lei, Angela? La poliziotta appassionata di boxe? «Hassan è l'uomo della mia vita. Non ho mai conosciuto una persona più sincera, romantica e divertente di lui», spiegava nello stesso video messaggio. La donna si scusava con la sua famiglia per non aver potuto abbracciare nessuno prima dell'addio, ma nessun pentimento - nemmeno da parte sua - per il gesto.

Ora lei rischia un'incriminazione. Lui, invece, secondo la giustizia svizzera, no, perché l'evasione dal carcere non è punibile. Ma dovrà continuare a scontare la sua condanna per stupro. E sempre un ex carcerato, ai mass media svizzeri, aveva spiegato che tutti si erano accorti che vi fosse "del tenero" tra i due. Hassan era stato anche interrogato per questo, per via di un presunto "trattamento privilegiato", ma aveva negato.

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