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Cronaca Stadera / Via Neera

Falsificava documenti di ogni tipo: disponeva anche di una rete di intermediari

Le indagini della polizia

Fabbricava su richiesta, in casa, molti tipi di documenti falsi: per venderli (a prezzi che variavano da 150 a 700 euro, a seconda dell'accuratezza di realizzazione e dell'importanza del documento) si affidava ad una rete consolidata di intermediari nel quartiere Stadera, che prendevano contatti con gli extracomunitari in cerca di questi documenti e raccoglievano le "ordinazioni".

Poi, senza che il cliente finale venisse mai in contatto con lui (tranne in un paio di casi, ma falsario e cliente si conoscevano già), si incontrava con gli intermediari in alcuni bar del quartiere (come il Jolly di via Neera, più volte chiuso dalla questura in quanto abituale ritrovo di pregiudicati) e forniva i documenti richiesti ricevendo il denaro pattuito. Gli intermediari (quasi tutti ultracinquantenni disoccupati) si accontentavano spesso di poche decine di euro per il "servizio".

Falsario dello Stadera

Un'attività florida di cui molti, a Milano, erano evidentemente a conoscenza, visto che alcuni clienti non erano nemmeno dello Stadera. La segnalazione che ha fatto scattare le indagini del commissariato Scalo Romana parlava di particolari assembramenti in incroci strategici della periferia sud, come le fermate Atm del 3, della 90 e della 91 tra via Meda e viale Tibaldi, ma anche diverse fermate in via Montegani. Gli agenti, monitorando quelle fermate, hanno anche visto alcuni scambi di documenti tra gli intermediari e i clienti. Seguendo le mosse dei soggetti, hanno infine individuato il falsario e l'appartamento a lui in uso.

Gli agenti si sono quindi "trasferiti" a San Siro, in via Albertinelli 5, e hanno coinvolto gli ispettori di Aler organizzando un "censimento" degli alloggi fino ad individuare quello di Radouan El Kaissi, 37enne marocchino in regola col permesso di soggiorno: un alloggio occupato abusivamente da oltre un anno insieme alla moglie di 33 anni e alla loro figlia di un anno e mezzo.

El Kaissi aveva organizzato una vera "stamperia" domestica con due stampanti-scanner, una stampante a caldo, molto materiale già assemblato, documentazione per realizzare diversi generi di documenti, perfino due lasciapassare perfettamente corrispondenti a quelli rilasciati dal consolato marocchino a Milano, che potevano essere usati al posto del passaporto per viaggiare in alcuni Paesi europei. I due lasciapassare erano talmente ben realizzati che, se non fosse stato per l'identico numero di serie (impossibile), non sarebbe stato possibile accertarne facilmente la falsità.

Il marocchino era molto ben organizzato. Nel suo laptop aveva "schedato" i vari documenti annotando tutti i passaggi necessari e anche i documenti necessari per ottenerli. Ad esempio, per ottenere il permesso di soggiorno (il documento in assoluto più richiesto dai clienti del falsario) occorre presentare il Cud: e l'uomo era in grado di falsificare anche i Cud. Così come i curriculum, le patenti di guida, le carte di identità, i contratti di lavoro e altri fogli ancora. Gli agenti hanno trovato anche matrici bianche di documenti, pronte per essere stampate. Almeno alcune di queste matrici potrebbero essere state rubate negli uffici anagrafe del Comune di Milano.

L'uomo è stato arrestato e risponde di falso; la moglie è stata indagata per favoreggiamento, inoltre Aler (che non era a conoscenza di quella occupazione abusiva) ha avviato le pratiche per la liberazione dell'alloggio, anche se al momento ci vive ancora la donna con la figlia, che come detto è di tenerissima età.

E' almeno da settembre 2016 che El Kaissi era noto, allo Stadera, per questa attività. Tra gennaio e febbraio la polizia ha arrestato due persone e ne ha denunciato una terza: gente trovata con i documenti falsi durante controlli del territorio casuali. Da qui si è risalito al falsario. Che ha un precedente specifico di qualche anno fa, ma in quel caso si trattava di semplice possesso di documenti contraffatti. E' probabile che negli ultimi tempi, anche in concomitanza con la nascita della figlia e con la conseguente maggior necessità di denaro, abbia incrementato la sua attività, abbandonando di fatto quella di ristoratore per la quale aveva potuto ottenere il permesso di soggiorno.

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