Chiesto il processo per "Fatima", l'italiana che vive nello stato islamico
La procura di Milano chiede il rinvio a giudizio anche per il padre, la sorella, il marito e altri parenti e fiancheggiatori dell'Isis
Maria Giulia Sergio (Fatima) sarà processata. La ragazza, residente a Inzago ma di origini campane, è accusata di terrorismo internazionale per essersi unita allo stato islamico in Siria. La procura (Maurizio Romanelli e Paola Pirotta) ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per lei e per altre persone, con vari tipi di accuse. Tra le persone arrestate c'era anche la madre di Maria Giulia, Assunta Buonfiglio, che poi è deceduta all'ospedale di Vigevano dove si trovava ai domiciliari a causa delle sue condizioni di salute.
Con la ragazza sono indagati anche il marito e la cognata, Aldo e Serjola Kobuzi, di nazionalità albanese: entrambi sono anch'essi in Siria. E poi Haik Bushra, donna di 30 anni con passaporto canadese, sospettata di aver svolto un ruolo di primo piano nell'indottrinamento e arruolamento di Maria Giulia Sergio. Chiesto il processo anche per due favoreggiatori di cui non era stato chiesto l'arresto: i coniugi albanesi Dritan e Lubjana Gjecaj.
Le ultime persone di cui è stato chiesto il rinvio a giudizio sono Donika Coku (madre del marito di Maria Giulia), Baki Coku e Arta Kakabuni (zii del marito di Maria Giulia), e poi Sergio Sergio (padre di Maria Giulia) e Marianna Sergio (sorella di Maria Giulia).
L'accusa è di associazione a delinquere con finalità di terrorismo e favoreggiamento. Particolarmente attivo il ruolo di Haik Bushra, che - secondo le indagini - gestiva almeno cinque gruppi di indottrinamento e arruolamento, attraverso Skype, contattando un totale di circa 300 donne musulmane. L'arresto per la famiglia Sergio aveva di fatto bloccato il loro viaggio in Siria per raggiungere la figlia (e l'Isis).