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Cronaca

Fedez in Libano con i bimbi rifugiati: “Voglio rendermi utile per loro, mi rende orgoglioso”

Il rapper milanese è andato in Libano con Unicef per un progetto con i bimbi rifugiati

Un viaggio fatto per “potermi rendere utile con ragazzi che hanno camere con vista sulla guerra”. Un’esperienza, ha rivendicato con orgoglio, “per tornare a sporcarmi le mani e la coscienza con la realtà”. Gesto di gran cuore di Fedez, che - in collaborazione con Unicef - ha trascorso quattro giorni in un campo rifugiati a Beirut, in Libano, per - ha spiegato - “portare avanti un progetto insieme ai bambini che avevo in mente da un po’ di tempo”. 

Fedez in Libano con i bimbi rifugiati

È stato lo stesso rapper milanese, su Instagram, a spiegare le ragioni della sua scelta. “Quello che sto per fare è un viaggio molto importante, forse il più importante della mia vita. La prospettiva di entrare a contatto con un mondo così lontano dal mio e l'idea di potermi rendere utile con ragazzi che hanno camere con vista sulla guerra mi rende orgoglioso. Ma mentirei se negassi, a voi e a me stesso, che chi ha molto da guadagnare da questa esperienza sono soprattutto io”. 

“Da qualche anno a questa parte - ha ammesso - vivo in una sorta di bolla virtuale, una realtà aumentata in cui i sentimenti sono ovattati e le emozioni sembrano di plastica. Per me, che vengo dal basso e so che cosa significhi sputare il sangue per cercare di cambiare vita, perdere il contatto con la realtà è a tratti alienante e inaccettabile”. 

“Forse - ha scritto nel post -, anche per questo ho deciso di vivere un'esperienza che mi faccia immergere in un contesto forte ma, al tempo stesso, drammaticamente vero: per tornare a sporcarmi le mani e la coscienza con la realtà, per ricordare a me stesso che esiste un mondo reale anche al di là delle colonne d'Ercole della nostra percezione e dei nostri privilegi”. 

“So che può suonare ipocrita - ha continuato Fedez -, ma le luci della ribalta sono una droga che dà assuefazione, uno stordimento costante e piacevole, dal quale ci si può risvegliare soltanto staccandosi fisicamente dal proprio ambiente. Non basta avere consapevolezza di quello che ci circonda. Bisogna anche prenderne coscienza. E io sono in una fase della vita in cui per compiere questo passaggio sento di dover toccare con mano. Sento di dover entrare anima e corpo in un ambiente che mi fornisca una prospettiva senza filtri né comodi punti d'osservazione sulla realtà”.

Lui stesso, poi, giorno dopo giorno ha aggiornato i fan sul suo viaggio, postando alcune foto della sua esperienza. “Non vedo l'ora di raccontarvi quello che abbiamo fatto e tutto quello che è successo - ha scritto lunedì sera, al momento del ritorno -. Per ora mi tornano in mente gli occhi dei bambini in cui riesci a leggere le storie ancor prima che ti vengano raccontate. Mi sono promesso di tornare a Dicembre, e così sarà. Grazie di cuore a Unicef e a tutti i volontari per questa bellissima esperienza, di cuore”. 

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