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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Frode da 16 milioni e 'scatole cinesi' anche a Milano: ecco il 'Panama Papers' nostrano

A scoprire l'ingente frode fiscale la Guardia di finanza di Bergamo che ha fatto finire in manette quattro persone, tra cui una 43enne milanese

Un giro di fatture false per oltre 16 milioni di euro e società cartiere con sede anche a Milano. È quanto ha scoperto la guardia di finanza di Bergamo nell'ambito dell'operazione 'Cash River', che ha portato a quattro arresti. 

Il 'Panama Papers' lombardo

Nell'ingente frode fiscale risultano coinvolti diversi imprenditori oltre che numerose ditte italiane ed estere. Nel corso delle indagini, nate da elementi acquisiti dalla squadra mobile di Milano poi trasmessi per l’approfondimento alla procura di Bergamo, i finanzieri hanno tratto in arresto quattro persone, tre imprenditori italiani, tra cui una 43enne milanese, e un avvocato ungherese.

Gli arrestati dovranno rispondere dell'accusa di associazione a delinquere, transnazionale, dedita all’emissione di fatture per operazioni inesistenti utilizzate da numerose imprese italiane per evadere il fisco. Le fiamme gialle, attraverso intercettazioni, pedinamenti e indagini finanziarie hanno smascherato un’organizzazione criminale promossa da quattro persone accusate di gestire una fitta rete di società cartiere, 21 soltanto nel 2018, con sede dichiarata a Milano, Cagliari, Parma, Roma, Bergamo e
all’estero, intestate a prestanome ed utilizzate al solo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti destinate ad aziende compiacenti del Nord Italia.

Come funzionava la frode

Le fatture false attraverso bonifici, dopo diversi passaggi, affluivano su conti correnti esteri intestati a società con sede nei Paesi dell’Est Europa, tutte riconducibili agli indagati. Da lì i soldi venivano prelevati in contanti e portati in Italia nei 'doppi fondi' delle auto da corrieri incaricati. A questo punto il denaro veniva restituito agli stessi clienti che avevano emesso le fatture false, al netto del  5%, ossia il prezzo pattuito per usufruire della frode.

Gli imprenditori che hanno utilizzato questo meccanismo oltre a evitare le imposte, si sono creati provviste di contanti in nero. L’ammontare della frode fiscale è stato quantificato a oggi in oltre 16 milioni di euro, ma le indagini sono in corso. Fondamentale per l’organizzazione è risultato il ruolo svolto da un professionista ungherese, che in virtù delle proprie competenze in materia economico giuridica si è adoperato per la costituzione delle società estere e l’apertura dei conti correnti. 

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