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Cronaca Duomo / Piazza del Duomo

Furti milionari nelle case in centro: presa la banda di specialisti, tra loro il rapinatore killer

Sette arresti dei carabinieri della compagnia Duomo dopo un'indagine su nove furti in casa

Erano praticamente inafferrabili. Specializzati, attenti a non farsi intercettare e con un modus operandi molto particolare che gli permetteva, quasi magicamente, di non essere mai sui luoghi dei colpi. Purtroppo per loro, però, ai carabinieri è bastato un solo cellulare per incastrarli tutti. 

Sette uomini - serbi, croati e un italiano - sono stati arrestati mercoledì all'alba dai militari della compagnia Duomo, guidati dal capitano Matteo Martellucci, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di furto in abitazione aggravato in concorso e ricettazione.

In manette sono finiti Toni S. - un 35enne croato -, Victor S. - nato a Milano ventisei anni fa -, Giuseppe L. C. - palermitano di sessanta anni -, Jonathan S. Y. - 30enne nato a Rho -, Rade J. - nato in Serbia quarantatré anni fa -, Desport J. - serbo di ventisette anni - e Abaz D. - anche lui serbo, di trentuno anni, noto con l'alias di Darko K. - che si trova già in carcere a Roma perché era tra il commando che lo scorso 5 maggio aveva rapinato e ucciso una 90enne durante un colpo a Montesacro, a Roma

I sette sono accusati di nove colpi in abitazioni del centro di Milano, che sono avvenuti tra maggio e ottobre 2017. I fari su di loro si erano accesi a maggio dello scorso anno, quando i carabinieri erano riusciti a "identificare" il cellulare di uno della banda. Proprio quel telefono, grazie alle intercettazioni e al lungo lavoro in strada dei militari, ha aperto uno squarcio sulla banda, composta da veri e propri specialisti. 

Video | I ladri strisciano a terra: uno dei colpi

Furti e fughe passando da case "pulite"

Specialisti a tal punto che ognuno di loro aveva un ruolo e una caratteristica: c'era il ladro acrobata utile per i colpi ai piani alti, c'era il malvivente capace nello strisciare sui pavimenti per sfuggire agli allarmi e c'era il "cassafortaro", l'uomo capace di aprire ogni cassaforte. 

Dietro ogni colpo, hanno accertato i carabinieri della compagnia Duomo, c'era un'organizzazione quasi maniacale e un'idea apparentemente semplice, ma geniale.

Il capo banda accompagnava gli uomini scelti sul luogo individuato per il colpo - sempre case di pregio - e faceva un giro in auto in zona per verificare l'eventuale presenza di forze dell'ordine. Poi i malviventi entravano da un condominio, passando per tetti e balconi arrivavano all'obiettivo scelto e poi scappavano ognuno da un palazzo diverso senza la refurtiva, che veniva consegnata a un altro complice. Così, anche in caso di controlli, tutti erano praticamente puliti.

Colpi milionari in centro a Milano

E la refurtiva non era di poco conto. La banda, la riflessione di uno degli investigatori che a lungo gli ha dato la caccia, non era composta da ladri che si "accontentano" di ogni possibile bottino, ma da uomini che sapevano perfettamente come e cosa rubare, tra orologi, contanti, gioielli. 

Tanto che il 21 ottobre scorso, giorno in cui alcuni malviventi erano stati fermati in flagranza dopo un furto in zona Colonne, nelle loro abitazioni - oltre a una pistola semiautomatica e agli attrezzi del mestiere - erano state trovati pietre preziose, diamanti e orologi per un valore superiore ai 400mila euro. Mentre i nove colpi che vengono loro addebitati hanno fruttato - stando a una stima degli investigatori - diversi milioni di euro. 

Gli arresti e i controlli al campo rom

Il lavoro dei militari è finito all'alba di mercoledì, quando sono scattate le manette per i sette. Tutti sono stati fermati nelle loro case - nell'appartamento di Lo Coco sono stati trovati anche sette orologi -, ma i carabinieri hanno setacciato anche il campo rom di Monte Bisbino, credendo che qualcuno dei ricercati potesse nascondersi lì. 

Durante il blitz, gli investigatori hanno identificato e controllato novantadue persone e ventiquattro veicoli. In quattro sono stati denunciati perché senza documenti e perché rientrati in Italia dopo un decreto di espulsione. 

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