Vino, case, macchine: la bella vita dei ladri con l'auto da 250 chilometri orari, cinque arresti
Arrestati cinque uomini, accusati di 23 furti in aziende del Nord Italia. Ecco i loro bottini
Da giugno scorso, da quando erano finiti "nel mirino", non hanno lavorato neanche per un giorno. Eppure, in dieci anni in Italia, erano riusciti a comprare macchine - nel loro parco auto c'erano Bmw e Mercedes ultimo modello - e case pagate con un mutuo saldato regolarmente. Quei veicoli e quelle abitazioni, però, hanno accertato gli inquirenti, in realtà li avevano acquistati con soldi che avevano "guadagnato" mettendo a segno furti in mezzo Nord Italia.
Cinque uomini - quattro cittadini kosovari e un albanese, tutti pregiudicati - sono stati arrestati martedì mattina dai carabinieri della compagnia di Corsico, guidati dal capitano Pasquale Puca, con l'accusa di "associazione per delinquere finalizzata a furti e riciclaggio". In manette, su richiesta del pm di Milano Andrea Fraioli, sono finiti i fratelli Sabadin e Arsim Bytyqi - cinquanta e quarantaquattro anni -, Visar Sopjani, trentatré anni, Emiri Fitim, quarantacinque anni, e Raimond Cela, l'unico albanese, trentenne.
I cinque - con a capo i due fratelli - sono accusati di aver portato a termine ventitré furti in altrettante aziende tra Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.
Video | I ladri in azione
L'indagine nata da un cittadino "sveglio"
Le luci sulla banda si sono accese a giugno scorso, quando un cittadino di Trezzano aveva segnalato ai carabinieri della stazione la presenza costante di un'Audi Rs3 - una "top car" in grado di raggiungere velocità "folli" - nei pressi di un distributore di benzina di via Leonardo da Vinci.
Quell'auto, aveva raccontato il testimone, appariva puntualmente alle 22 di ogni sera per poi tornare alle 5 della mattina successiva, svegliando alcuni dei residenti con il rombo del motore.
I militari hanno così iniziato le indagini e hanno subito accertato che la macchina era stata rubata a dicembre scorso da un concessionario della provincia di Vicenza, così come rubate erano le due targhe che venivano usate sul veicolo.
I furti e la fuga a 250 km/h
Il distributore, hanno verificato i carabinieri, era il punto d'incontro dei cinque, che quattro giorni a settimana - come se quello fosse un vero e proprio lavoro - arrivavano lì con le loro macchine per poi salire tutti insieme sulla Rs3 soltanto dopo aver lasciato i loro cellulari e i loro effetti personali nelle auto private.
Una volta a bordo, partiva la caccia all'azienda da svaligiare. I primi colpi si sono concentrati quasi tutti tra la Bergamasca e il Milanese, prima che la banda spostasse il mirino su ditte in Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.
Semplicissimo il modus operandi del gruppo: uno restava nell'Audi, mentre gli altri quattro oscuravano le telecamere di sicurezza con lo spray nero, scavalcavano - erano tutti molto atletici -, puntavano alle stanze dei manager, forzavano la cassaforte o la portavano via e poi scappavano. Nella fuga, ma non solo, non si facevano nessun problema a usare tutti i cavalli della "loro" Rs3, tanto che i carabinieri - analizzando il Gps del veicolo - hanno registrato passaggi a 250 chilometri orari anche nei centri dei paesi.
"Un'altra settantina di colpi"
I colpi che vengono contestati alla banda ufficialmente sono ventitré, con bottini tra i tremila e i trentamila euro a blitz, ma "potenzialmente - la riflessione di uno dei carabinieri che ha indagato su di loro - ce ne sono altri settanta, ottanta in tutto il Nord Italia che potrebbero avere la stessa firma".
Già quei ventitré furti, però, avevano permesso ai cinque - che vivevano tra Magenta, Cesano, Baggio, Muggiano e Lodi - di garantirsi un tenore di vita altissimo per quelli che, almeno sulla carta, erano nullafacenti.
Tutti con una famiglia e tutti con figli, i ladri sono infatti proprietari di case e di auto "importanti", anche se nessuno di loro - almeno dal momento dell'avvio dell'indagine - ha mai fatto un giorno di lavoro.
Mercoledì mattina nelle loro abitazioni i carabinieri hanno trovato un centinaio di penne Montblanc - sicuramente rubate durante i colpi -, migliaia di euro in contanti e soldi di valuta straniera "laccati" in oro, oltre che numerose bottiglie di "Sassicaia" decisamente costose. Decisamente troppo per dei disoccupati.
Foto - Le banconote d'oro dei ladri