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Cronaca

Sanità, gare truccate: sotto accusa la Elekta, quattro arresti

Sequestri anche alla Lega per la lotta contro i Tumori. Indagato un dirigente dell'Istituto dei tumori di Milano

Quattro persone sono state arrestate (ai domiciliari) nell'ambito di una indagine su appalti legati a forniture nella sanità, e altre 22 persone sono indagate per turbativa d'asta. La vicenda è legata alla fornitura di apparecchiature mediche da parte della società Elekta (iscritta nel registro degli indagati). Gli arrestati sono due procuratori di Elekta (Fabrizio Mannelli e Angela Pallotti), il direttore vendite (Davide Sebastiano Casolino) e un manager (Francesco Cerillo).

L'operazione - denominata "Gare d'assalto" - è stata condotta dai pm Giulia Perotti e Giovanni Polizzi insieme al nucleo tributario della guardia di finanza di Milano. Le fiamme gialle hanno sequestrato documenti presso la Lega italiana per la Lotta contro i Tumori (estranea alla vicenda), l'Ars Liguria, l'Usl di Bologna, l'Asl 02 Lanciano-Vasto-Chiesti, l'Estar sud-est della Toscana e l'Asl di Lecce, nonché ospedali tra cui il San Matteo di Pavia.

Tra gli indagati anche Emanuele Pignoli, responsabile del dipartimento di Fisica medica dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano. E l'inchiesta è nata proprio a partire da una gara d'appalto dell'istituto per un acceleratore lineare per radioterapia. Uno dei responsabili della gara è venuto a conoscenza di alcune email che parlavano di accordi tra Pignoli e i manager della Elekta. L'azienda era in grado di presentare offerte "perfette" circa i requisiti tecnici richiesti, anche se non le più vantaggiose economicamente. Si sospetta che la richiesta dei requisiti fosse "cucita su misura".

La gara dell'Istituto tumori valeva poco meno di 2 milioni di euro. In totale le dieci gare su cui la procura ha indagato valgono qualcosa come 30 milioni. Nessuna prova di tangenti (ovvero passaggi di denaro), ma "ricompense" sotto forma di borse di studio finanziate da Elekta ed erogate dagli istituti e dagli ospedali, come quelle create dall'Istituto dei tumori per finanziare la Lilt: di qui la perquisizione nella sua sede, per cercare documenti che provassero la vicenda, sebbene - precisano i magistrati - la Lilt in sé sia totalmente estranea ai reati.

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