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Cronaca

Parla il "Dottore" milanese accusato di essere il capo della psicosetta delle "bestie"

Gianni Maria Guidi ha 77 anni, vive a Milano ed è farmacista, proprietario di un'erboristeria

Gianni Maria Guidi ha 77 anni, vive a Milano ed è un farmacista, proprietario di un'erboristeria.

È lui il "Dottore" individuato dalle indagini della polizia di Novara come capo della psicosetta che per oltre 30 anni avrebbe agito nel novarese, circuendo giovani donne, anche minorenni, e obbligandole a pratiche sessuali e ad una vera e propria schiavitù. La base operativa della setta sarebbe una casa isolata nei boschi di Cerano, dove gli agenti hanno effettuato minuziose perquisizioni dopo la denuncia di una giovane, che sarebbe riuscita a tirarsi fuori dalla setta e a denunciare.

"Sono estraneo ai fatti"

"Escludo assolutamente di aver messo in piedi una setta o una comunità" dice Gianni Maria Guidi attraverso l'avvocato Silvia Alvares, del foro di Torino. "Il mio assistito versa in condizioni di salute precarie, cammina con il bastone e non riesce a fare più di una passeggiata vicino a casa" precisa il suo avvocato. "Non si ritrova assolutamente nei racconti e nelle descrizioni che ha potuto leggere sui giornali, perché ad oggi non conosciamo ancora gli atti". Per quanto riguarda l'appellativo "Dottore" "si tratta solo di un nomignolo, visto che è un dottore in farmacia. Una cosa affettuosa, non certo perché fosse innominabile".

La denuncia di una delle adepte

Le indagini sono partite due anni fa dalla denuncia di una ragazza, che sarebbe entrata nella setta delle "bestie", come si autodefinivano, tramite un familiare quando era ancora una bambina. "Lui decide tutto, Lui decide chi puoi frequentare, dove puoi lavorare. Lui sceglie quali ragazze devono farlo divertire. Lui sceglie se puoi o non puoi frequentare i nostri "luoghi fatati". Lui è Lui. Noi lo chiamiamo "Lui" o "il Dottore", perché non possiamo nominare il suo nome, non ci è concesso" ha raccontato agli inquirenti. Dal suo racconto sono partite le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Torino con l’applicazione di un magistrato della Procura di Novara, che si sono concluse qualche giorno fa con 26 indagati e numerose perquisizioni nelle province di Novara, Milano e Pavia.

Come venivano reclutate le adepte

Secondo gli inquirenti le adepte venivano reclutate tramite membri della famiglia, venivano inglobate nella setta e indotte a sottostare alle volontà del "Dottore", oppure si imponeva alle adepte di tagliare ogni tipo rapporto con loro. Il "Dottore" decideva l’indirizzo di studi, i corsi formativi o il lavoro che le ragazze dovevano effettuare, quasi sempre presso le attività commerciali legate all'organizzazione con il fine di vincolarle indissolubilmente al gruppo. 

L’organizzazione si sarebbe servita anche di  psicologhe professioniste, a loro volta adepte, le quali, facendo leva su uno stato di fragilità emotiva delle "prede", anche solo momentaneo, le indottrinavano secondo un preciso e dettagliato schema: le neofite venivano riempite di attenzioni, di premure e sottoposte ad un vero e proprio "lavaggio del cervello" che le portava ad aprirsi sempre più alle prassi dell’organizzazione, fino ad accettare insopportabili violenze e soprusi di ogni genere. 

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