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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Le storie di 3 donne milanesi che lottano contro la violenza di genere

La sostituta procuratore, la drammaturga e la psicologa: il femminicidio raccontato da chi ogni giorno si occupa delle donne vittime di abusi

Ci sono la psicologa, la drammaturga e la sostituta procuratore. Così Milano Today ha voluto raccontare la violenza di genere attraverso le parole di tre donne milanesi che ogni giorno combattono contro gli abusi perpetrati da partner violenti nei confronti delle proprie compagne. Tre storie che, da punti di vista diversi, raccontano il terribile fenomeno del femminicidio e che spiegano quanto, anche nella civilissima e ricca Milano, i numeri delle violenze siano in costante aumento.

L'installazione contro il femminicidio vandalizzata per 10 volte

La prima protagonista del nostro speciale sulla violenza di genere è Elena Cerasetti, artista e drammaturga che nel 2020, insieme all'associazione Or.Me. (Ortica Memoria) ha ideato l'opera "Scarpette rosse": un'installazione che come una via crucis racconta, attraverso 7 stazioni sparse tra i quartieri Ortica e Cimiano, le vite e la tragica fine di donne vittime di femminicidio a Milano.

"A ogni tappa abbiamo appeso ai muri delle scarpe rosse e dei cartelloni che raccontano le vicende di queste vittime - spiega Elena Cerasetti - Sono storie spesso terribili, racconti di violenze che durante il lockdown sono aumentate ancor più del solito. Il problema è che da quando è stata inaugurata a oggi, l'installazione è sistematicamente oggetto di vandalismo. In un anno ne contiamo addirittura 10, e questa lunga serie di atti vandalici, che dura in modo continuativo dall'inaugurazione a oggi, è l'ennesima dimostrazione di quanto in questo paese permanga una mentalità fortemente patriarcale che, se si ha voglia di guardare, si rivela in molti aspetti della nostra vita quotidiana.

VIDEO: L'opera contro il femminicidio vittima di vandalismo (Guarda l'intervista completa)

La sostituta procuratore che lotta contro la violenza di genere

La seconda storia è quella della P.M. Maria Letizia Mannella, responsabile della sezione "Tutela della famiglia, dei minori e di altri soggetti deboli" alla Procura della Repubblica. Sul suo tavolo, ogni giorno, passano decine di fascicoli legati a denunce per maltrattamenti e stalking, casi che spesso coinvolgono anche figli minorenni vittime a loro volta della catena di odio generata dalla violenza di genere.

"Se consideriamo gli ultimi 10 mesi - spiega la dottoressa Mannella - i casi di maltrattamento sono stati numerosi. Dal primo gennaio 2021 a oggi (15 novembre, ndr) le denunce sono state 1952 a fronte delle 1622 dell’anno precedente. Si tratta solo di querele nei confronti di persone note, che aggiunte a quelle a carico di ignoti diventano davvero tante. Altrettanto numerose sono quelle per stalking, con 1087 casi a carico di noti a fronte delle 779 dello scorso anno. Siamo quindi di fronte a un deciso aumento di episodi di violenza di genere a Milano e hinterland".

"Posso dire che a Milano il fenomeno delle violenze in famiglia (parliamo quindi di donne e minori) è trasversale e attraversa qualunque strato sociale - continua la sostituta procuratore - Non è certamente un problema legato all’appartenenza a un determinato ceto sociale, ma riguarda semmai l’individualità della persona. Se la persona non sa gestire la propria rabbia inevitabilmente la manifesterà nei confronti della compagna, spesso fino alla conseguenza estrema del femminicidio. Per questo è sbagliato parlare di 'Raptus omicida': qui non siamo affatto di fronte a casi di incapacità psicologica di intendere o volere".

"A Milano 2mila denunce all'anno per maltrattamenti" (Leggi l'intervista completa)

Stalking, minacce e ricatti economici: la violenza di genere non è solo fisica 

A sottolineare la volontarietà dei comportamenti violenti da parte di uomini maltrattanti è anche la terza e ultima protagonista del nostro speciale: Paola Guaglianone, psicologa e responsabile della casa rifugio "La grande casa", uno dei centri accoglienza della rete antiviolenza del Comune di Milano.

"Nella nostra casa rifugio una donna riceve un alloggio, per sé ed eventualmente anche per i propri figli - spiega la dottoressa Guaglianone - In questi alloggi la persona maltrattata può riprendere a vivere una vita normale, ricostruendo speranze e aspirazioni per il proprio futuro. Abbiamo donne che hanno subito aggressioni fisiche, ma anche vittime di stalking o semplicemente maltrattate psicologicamente dal compagno, perché la violenza di genere non sono solamente le botte. Gli uomini maltrattanti  agiscono infatti spesso a un livello molto più subdolo e psicologico prima di arrivare al femminicidio vero e proprio. Sono comportamenti che sono stati studiati e che sono da considerarsi atti assolutamente consapevoli. Si chiama 'Ciclo della violenza' e per questo motivo parlare di "Raptus omicida" è sbagliato".

VIDEO: La casa rifugio che accoglie le donne vittima di violenza (Guarda l'intervista completa)

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