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Cronaca

Milano, la polizia locale piange per la morte del commissario Giovanni Monticelli: il lutto

Antonio Barbato, ex comandante della locale: "Una persona che mi ha dato una mano in uno dei momenti peggiori della mia vita, senza se e senza ma. Un galantuomo a cui volevo bene"

La polizia locale di Milano piange per la morte del commissario Giovanni Monticelli, stimato professionista e amato collega e amico per tutte le persone che lo hanno incrociato durante la sua carriera al servizio della città.

Gianni, come lo chiamavano gli amici più stretti, si è spento per cause non legate all'emergenza sanitaria in corso del coronavirus. Aveva 57 anni e lascia una bellissima famiglia di cui era orgoglioso. Tra i tantissimi messaggi sui social, c'è quello di Antonio Barbato, ex comandante della polizia locale di Milano: "Ho ricevuto la triste notizia della morte di Giovanni, e ne sono molto addolorato. Giovanni era un serio ed equilibrato professionista. Una persona intelligente, speciale, preparata, capace... Uno dei pochi che durante la mia triste vicenda professionale mi ha dato un aiuto concreto! Una persona che mi stimava e che mi ha dato una mano in uno dei momenti peggiori della mia vita, senza se e senza ma. Un galantuomo a cui volevo bene".

Il ricordo del commissario e l'affetto per lo spirito che trasmetteva è trasversale. "Persone rare che non tutti hanno la fortuna di conoscere", scrive un suo collega. "Perdiamo un gran professionista", scrive qualcuno. "Da te si poteva solo imparare", gli fa eco qualcun altro. E ancora "un grande ufficiale", oppure "una gran brava persona". E così messaggio su messaggio i colleghi lo salutano e gli dicono addio. Molti ricordano gli anni passati con lui in zona Sempione o le famose partite di calcio nelle sfide tra le 'zone'. Lo sport per Gianni era una passione vissuta a tutto spiano. Il calcetto con i colleghi 'ghisa' ma anche e soprattutto l'amore per la pallavolo. Alla 'sua' squadra, quella della figlia,  ha dedicato uno tra i suoi ultimi post su Facebook e che rileggendolo oggi acquista un nuovo significato. 

"... Ho assistito - ha scritto - a una di quelle partite di volley che ti riempiono il cuore di gioia... Mentre vi guardavo soffrivo, mi emozionavo e mi incazzavo (concedetemi questo francesismo) avrei voluto esservi d'aiuto nei momenti critici ma potevo solo sostenervi ed incitarvi. Alla fine ero stanco, svuotato, con l'adrenalina a mille, mi sentivo come uno scalatore che aveva raggiunto una vetta sopra i 2.000 mt e vedevo un paesaggio bellissimo. Quel paesaggio non era fatto di boschi, valli con fiumi d'acqua azzurra e prati verdi rigogliosi ma, una palestra di un paese della Cremasca con tredici ragazze (donne) stanche sudate, sdraiate sul pavimento freddo su cui avevano corso, saltato per due ore e venti minuti, aggredendo ogni pallone come delle leonesse indomite... Ha vinto chi ha sofferto di più ma, sempre con il sorriso sulle labbra anche nei momenti difficili".

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