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Cronaca Corvetto / Via Vincenzo Toffetti

Teste rasate e saluti romani: nel capannone dei “nazi” a Milano

Sabato sera, dalle 17 fino all’una, un migliaio di skinhead si è riunito in un capannone di Rogoredo per festeggiare il “ventennio” con l’Hammerfest

Il nome scelto era abbastanza evocativo. C’era da festeggiare il “Ventennio”, non quello che ai presenti ha fatto tornare in mente bei ricordi, ma “soltanto” l’anniversario della nascita della formazione italiana degli “Hammerskin”. E a rendere onore ai “rasati” italiani sono arrivati davvero in tanti. E da ogni angolo d’Europa. 

Sabato sera, per qualche ora, - dalle 17 a poco dopo l’1 di notte per la precisione - Rogoredo è diventata il centro del Mondo degli skinhead. Al Mosquito, un ex discoteca poco lontana dal capannone che ospitò la reunion del 2013, si sono incontrati mille, poco più o poco meno, ragazzi con la stessa passione e con la stessa idea per l’Hammerfest 2015. 

Primo obiettivo della serata è stato omaggiare i “fratelli” milanesi per i loro venti anni di battaglie. Secondo, ballare sulle note dei tanti gruppi - alcuni dei quali internazionali - che si sono avvicendati sul palco con l’immancabile carico di saluti romani e simili. 

I timori per l’evento, anche alla luce del recente agguato contro l’ebreo ortodosso Nathan Graff, si sono fortunatamente rivelati infondati. Gli skinhead in arrivo dall’Europa - come il gruppo Frontalkraft, che ha aggiornato costantemente i fan sulla propria pagina Facebook - hanno fatto un giro per la città, hanno visitato il Duomo e poi in pullman, e a piedi, si sono recati al Mosquito. 

All’esterno del locale, con qualche uomo della Digos qui e lì a presidiare la zona, non c’è stato nessun tipo di problema. Dentro, tra birra, teste rigorosamente rasate, tatuaggi e bandiere inneggianti al nazismo, si sono esibiti i Frontalkraft, i Division Germania, i Whitelaw e gli italiani Nativi, Adl 122, Bullets, Malnatt e Linea Ostile. 

Tutti con il loro carico di odio. Tutti con le loro braccia tese per la “legge dei bianchi”. Il tutto, ancora una volta, in una città Medaglia d’oro della Resistenza. 

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