Militari e agente accoltellati in Centrale: ecco la condanna per Hosni, con il "vizio di mente"
Per il ventunenne tunisino è arrivata una condanna a sette anni di carcere. Tutti i dettagli
Sette anni da scontare in carcere. E altri tre, una volta libero, in una comunità. È arrivata la condanna per Ismail Tommaso Hosni, il ventunenne italo tunisino che lo scorso 18 maggio si era ribellato ad un normale controllo in stazione Centrale a Milano e aveva accoltellato due militari dell'esercito e un poliziotto.
Nel processo, svolto con il rito abbreviato, il pm Maura Ripamonti aveva chiesto dieci anni per il ragazzo, accusato di tentato omicidio, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Nella sua sentenza, però, il gup Roberta Nunnari ha "diviso" la condanna - sette in cella, tre in comunità - e ha riconosciuto al giovane un vizio parziale di mentre, accertato da una perizia.
La follia in Centrale: "Non ricordo"
I dottori, infatti, avevano diagnosticato ad Hosni un "vizio parziale di mente" con un "ritardo", anche se avevano certificato che il tunisino è "capace di stare in giudizio". La sua difesa, invece, aveva puntato sempre sull'incapacità totale di intendere e di volere, chiedendo l'assoluzione e il conseguente ricovero in una comunità terapeutica per essere curato.
Video | La folle aggressione di Hosni in Centrale
Hosni - fermato dopo il raid in Centrale proprio dalle tre vittime, rimaste tutte ferite -, non aveva saputo dare una spiegazione di quella follia. "Ho rubato quei due coltelli — aveva detto — perché in stazione c’erano delle persone che volevano farmi del male, per difendermi. Ricordo - erano state le sue parole - che ero in stazione, ma non ricordo nulla dell’aggressione, quando mi sono svegliato avevo il sangue sulle mani. Quel giorno avevo assunto cocaina".
Il terrorismo e la violenza in cella
Il ventunenne, che per gli investigatori era all'inizio di un percorso di radicalizzazione islamica, è anche indagato - ma l'inchiesta va verso l'archiviazione - per terrorismo internazionale, dopo che gli investigatori avevano trovato nel suo profilo Facebook video inneggianti alle azioni dello Stato islamico.
In una terza inchiesta, invece, il ventunenne è "parte lesa" perché - come denunciato dal suo avvocato durante l'ultima udienza - in carcere Hosni sarebbe stato violentato.