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Cronaca

"Sei solo mia, p... ". Condannato a Milano il persecutore della Hunziker

Minacce, messaggi deliranti, dolci, poi ancora scritti dal tono feroce e allo stesso tempo d'amore "malato". Ha patteggiato un anno di reclusione lo stalker di Michelle Hunziker: rigettata la sua richiesta di andare a lavorare

Ha patteggiato un anno di reclusione senza sospensione condizionale Pietro Pingitore, il modenese di 48 anni arrestato lo scorso ottobre con l'accusa di stalking ai danni di Michelle Hunziker e della figlia Aurora.

Il patteggiamento è stato accolto oggi dal giudice della prima sezione penale Ilio Mannucci, che ha rigettato la richiesta dell'imputato di avere il permesso di andare a lavorare. Pingitore si trova infatti agli arresti domiciliari e il giudice gli ha negato la possibilità di allontanarsi da casa per recarsi al lavoro perché c'è il rischio che reiteri il reato per il quale risulta già recidivo. Nelle motivazioni contestuali alla sentenza, Mannucci parla di «un quadro indiziario grave», l'imputato del resto ha confessato, e sottolinea «lo stato di timore» in chi ha indotto anche la figlia della showgirl.

«Ieri sera hai sentito il mio sguardo che ti accarezzava e i miei occhi che ti baciavano?», «Ieri sera tra le belle sorprese c'è stata anche quella di vedere Aurora dolcissima e biondissima, ho fatto un pò fatica a riconoscerla ma poi ho percepito la sua energia limpida e cristallina e ho avuto come la sensazione che Aurora volesse venirmi vicino per abbracciarmi». È quanto scriveva via email Pingitore a Michelle Hunziker, parlandole anche della figlia 13enne, nei mesi precedenti all'arresto eseguito in Liguria poco prima che la showgirl si recasse in teatro per uno spettacolo.

All'inizio Pingitore, autodefinitosi «guerriero dell'anima» sul sito di Soulness, un'associazione da lui fondata e ritenuta «il cordone ombelicale che unisce l'essere umano all'infinito» perché riunisce «il popolo dei cristiani della nuova era», inviava alla conduttrice televisiva dichiarazioni d'amore e inviti a pranzo. Presto, però, è passato a minacciarla con parole del tipo «Prima o poi ti sfregio quel viso da puttana» e insulti di carattere sessuale. Quindi, ricostruisce nel capo di imputazione il Brunella Sardoni, faveva «reiterati pedinamenti e appostamenti» presso i luoghi frequentati da Hunziker per ragioni lavorative. In particolare lo scorso 30 agosto Pingitore si è presentato all'albergo di Senigallia dove la showgirl pernottava, consegnando un regalo, «un cesto di alimenti», accompagnato da buste contenenti «biglietti religiosi, un foglio con scritto 'Ti amo + Pietrò e una missiva diretta alla figlia minore della Hunziker, insistendo per vedere quest'ultima».

Tuttavia quel che più ha allarmato gli inquirenti - spingendo il gip Vincenzo Tutinelli a disporre subito l'arresto invece dell'ordine di allontanamento - è stato il precedente di Pingitore. Vale a dire il sequestro per quattro giorni di una sua ex dipendente con cui gestiva una palestra di arti marziali e che gli è costato una condanna a 2 anni di reclusione appena passata in giudicato. Scendendo nei dettagli, il tenore dei messaggi di Pingitore a Hunziker cambiava di volta in volta, passando secondo i magistrati da un contenuto «delirante», a «petulante» fino a farsi «minaccioso e ingiurioso».«Domenica 14 sarò all'Arco della pace (...) Ti aspetto vieni ti prego ci prendiamo un tè (...) Ti amo», le scriveva nel marzo 2010, come se fosse un amico in confidenza con Hunziker. E qualche giorno dopo: «Ti va bene giovedì 25 marzo ore 21.30 davanti al ristorante cinese di fianco al laghetto antistante l'ingresso di Striscia la notizia». Poi Pingitore si è fatto più minaccioso: «Ciao amore mio, domani ci sarà una prova evolutiva forte per te, la tua incolumità potrebbe venire minacciata, ma stai serena perché ho già inviato sul posto degli amici potenti che si prenderanno cura di te».

Quindi scurrile, quando scriveva della voglia di baciare «i piedini» della sua vittima, «per non parlare» di altre parti del corpo. Infine i toni minacciosi dell'uomo hanno avuto un'impennata arrivando alle minacce di morte: «Dai apri troia, prima o poi ti ammazzo, stai zitta puttana, sei solo una gran troia». Seguito da un corredo di insulti anche peggiore. Abbastanza per incutere «fondato timore» a Hunziker «per l'incolumità propria e della figlia», come sosteneva il pm. Anche senza tenere in considerazione il violento rapimento della ex dipendente messo in atto cinque anni fa da Pingitore. Lui aveva tentato invano di giustificarsi, sostenendo d'aver segregato, narcotizzato e ammanettato la donna per evitare che ricadesse nell'abuso di cocaina.

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