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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Imane Fadil, i familiari contro la procura: «No alla richiesta di archiviazione»

L'avvocato della famiglia ha depositato una istanza per opporsi alla richiesta di archiviazione per la morte dell'ex modella

La famiglia di Imane Fadil, l'ex modella marocchina morta l'1 marzo all'Humanitas dopo un mese di agonia, si oppone alla richiesta di archiviazione presentata dalla procura di Milano e chiede di valutare le responsabilità nel ritardo degli esami e della diagnosi. I pubblici ministeri, dopo mesi di indagini ed esami clinici ed autoptici, hanno ritenuto che non vi siano prove per una morte dolosa, ad esempio per avvelenamento. La modella, sembra ormai certo, è deceduta a causa di una aplasia midollare, anche se le cause di questa aplasia non sono state determinate.

Fadil, che fu tra le partecipanti alle cene ad Arcore nella residenza dell'ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi, sarebbe stata tra i testimoni del processo Ruby Ter (in cui Berlusconi è imputato di corruzione di testimoni al processo principale). La morte è sopraggiunta prima che potesse deporre in aula. La giovane si è sentita male a fine gennaio ed è rimasta ricoverata, tra atroci sofferenze, per un mese abbondante, senza che i medici dell'Humantias riuscissero ad individuare che cosa avesse. 

In quel periodo lei rivelò al fratello e all'avvocato di allora che sospettava di essere stata avvelenata. Una ipotesi che, però, non sembra avere trovato riscontro. Ma ora la famiglia (assistita da Mirko Mazzali) ritiene che non si sia fatta abbastanza luce sul ritardo nella diagnosi. L'aplasia midollare, se diagnosticata per tempo, avrebbe potuto (questa la tesi) essere curata con una apposita terapia immunosoppressiva. A settembre i familiari avevano deciso di soprassedere, per il momento, al funerale per potere effettuare ulteriori analisi.

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