Simon, il 19enne arrivato con un barcone e morto annegato nel lago
Il ragazzino, arrivato a giugno scorso in Italia dal Ghana a bordo di un barcone, è morto mercoledì pomeriggio dopo un tuffo nel laghetto artificiale di via Ornato. Rianimato, è spirato poco dopo in ospedale
Per arrivare in Italia aveva sfidato il mare, insieme a tanti “disperati” come lui. Era fuggito della sua terra nella speranza di una vita migliore. Si era affidato ai trafficanti di uomini e, nonostante tutto, Simon aveva vinto la sua battaglia.
A giugno aveva messo piede in Sicilia, sbarcando da una delle “carrette” che affollano il Mediterraneo. Poi, la prima identificazione e il viaggio verso Milano. Bresso, la sua destinazione: centro di prima accoglienza per i profughi che transitano dal capoluogo lombardo. Lì si sarebbe deciso il suo destino: status di rifugiato e l’inizio di una nuova vita o ritorno in patria.
Il destino, però, per Simon aveva altro in mente. Aveva già disegnato un film tragico, inspiegabile per un ragazzino di soli diciannove anni, che mercoledì ha trovato la morte dopo un tuffo nel laghetto artificiale di via Ornato.
Simon aveva deciso di andarci dopo pranzo, insieme ad alcuni amici. Qualche ora al fresco e l’occasione per fare un tuffo, nonostante il divieto di balneazione che vige nella vasca del Parco Nord.
E proprio quel tuffo è stato fatale per il ragazzino. L’allarme è scattato alle 14.45, quando Simon è scomparso nelle acqua. Forse un malore o, forse, ancora più tragicamente, il giovane venuto dal Ghana non sapeva nuotare.
I soccorritori intervenuti immediatamente sul posto lo hanno trovato, lo hanno trascinato a riva e rianimato. Poi, di corsa all’ospedale Sacco, in elicottero, per cercare un miracolo.
Quel miracolo che non è arrivato. Simon è morto qualche ora dopo. E’ morto dopo aver vinto, solo pochi mesi fa, la battaglia con il mare, in cerca di una vita migliore.
