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Cronaca

Picchiarono imprenditore per estorcergli denaro: cinque arresti a Milano

I due professionisti, secondo la Dia, assoldarono i 3 affiliati alla 'ndrangheta per "dare una lezione" all'uomo che non voleva pagare il presunto debito

Pretendevano il pagamento di un debito di 60 mila euro da parte di un imprenditore e, per ottenere il denaro, non esitarono ad assoldare tre uomini legati alla 'ndrangheta (con una condanna in primo grado per traffico di droga) affinché questi convincessero il debitore con le "maniere cattive", ossia con un violento pestaggio presso uno studio professionale. Tutti e cinque (una donna e quattro uomini) sono stati arrestati a Milano la mattina del 2 ottobre. Per loro, oltre all'estorsione, c'è l'aggravante del metodo mafioso.

L'episodio è stato scoperchiato dalla DIrezione investigativa Antimafia di Milano, su indagine coordinata dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci e dalle sostitute procuratrici Alessandra Cerreti e Cecilia Vassena. Indagne che scaturisce dalle operazioni "Linfa" e "Kerina 2", che avevano portato all'arresto di 17 persone e al sequestro di più di 150 chili di sostanze stupefacenti, ma anche all'arresto di Edoardo Novella, figlio di Carmelo (già reggente della struttura "Lombardia" della 'ndrangheta, ucciso a San Vittore Olona nel 2008).

Tornando all'agguato all'imprenditore, avvenuto all'inizio del 2017. L'unica donna arrestata (la 49enne P.G.) e il suo collega professionista E.V., di 57 anni, avrebbero attirato nello studio professionale la vittima, con una scusa, e all'improvviso sarebbero comparsi gli altri tre arrestati, circondandolo, minacciandolo e picchiandolo per ottenere il pagamento della somma, non mancando di richiamare la loro contiguità alla 'ndrangheta, in particolare alle cosche Pesce e Bellocco della città di Rosarno (Reggio Calabria). 

I tre autori del pestaggio, secondo quanto ricostruito dalla Dia, sarebbero il 49enne G.M., il 42enne M.E.F. e il 24enne F.C.: rispondono, come detto, di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Tutt'e tre erano finiti nelle inchieste sul narcotraffico (e condannati in primo grado) da cui si è originata l'indagine sul pestaggio all'imprenditore. 

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