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Incendi Bovisasca / Via Dante Chiasserini

Maxi incendio di via Chiasserini, quattro condannati anche in appello

Il rogo, scoppiato il 14 ottobre 2018, era durato due giorni e aveva sprigionato un odore sgradevole che era stato avvertito in tutta la città

I quattro imputati del processo per l'incendio di via Chiasserini sono stati condannati anche in appello a Milano. In due casi la pena è stata però ridotta.

A bruciare nell'ottobre del 2018 erano stati 16 mila metri cubi di rifiuti urbani misti, compresi plastica e legno, i cui fumi erano stati avvertiti in quasi tutta Milano. Per il pericolo diossina, il comune di Milano e Arpa avevano raccomandato ai cittadini residenti nella zona dell'incendio di tenere chiuse le finestre e di evitare di consumare frutta e verdura prodotte in loco.

Le condanne

Nello specifico, la quinta penale d'appello, presieduta da Giovanna Ichino ha ridotto la pena per Aldo Bosina, amministratore di fatto della Ipb Italia, società che gestiva il capannone, da 6 anni e mezzo a 5 anni e 1 mese e per l'amministratrice della Ipb Italia Patrizia Geronimi da 2 anni a 1 anno e 4 mesi (pena sospesa) con le attenuanti generiche.

Sono invece stati confermati i 4 anni e 6 mesi all'amministratore di una società intermediaria di rifiuti, Pietro Ventrone, e i 3 anni e 10 mesi all'imprenditore Giovanni Girotto.

Accogliendo il ricorso dell'avvocato Marco Dal Toso, i giudici della corte d'appello hanno escluso "il concorso di colpa" in capo alle parti civili Comune e Città metropolitana di Milano. Il concorso di colpa, sulla base di un articolo del codice civile, concerneva il "mancato sequestro" dell'area dopo un sopralluogo da parte di funzionari e agenti della polizia locale, effettuato nei giorni prima dell'incendio scoppiato il 14 ottobre 2018.

I quattro imputati, condannati anche in appello, sono accusati a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, gestione non autorizzata di discarica e altri reati. Ancora in corso, invece, l'inchiesta per individuare gli autori materiali dell'incendio. In primo grado gli imputati sono stati condannati a versare provvisionali immediatamente esecutive per oltre 1,5 milioni alla Città Metropolitana, di oltre 400 mila euro al Comune e di oltre 200mila euro a favore di Ipb srl, società proprietaria del capannone. Risarcimenti che sono stati confermati in appello. Nell'ottobre del 2019 erano arrivate anche le condanne in abbreviato per quattro imputati, con la pena più alta di 4 anni e 8 mesi.

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