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Incidenti stradali Roserio / Autostrada Serenissima

I ricoveri, il volo negato, poi lo schianto: le ultime ore dell'uomo che ha ucciso Laura e Claudia

Proseguono le indagini sullo schianto in A4 costato la vita a due donne. Sembra che poco prima il 39enne avesse cercato di partire per il Marocco

Le cure iniziate addirittura a fine '90. Una vita apparentemente "normale" fino a qualche giorno fa. Una settimana, più o meno, in cui sarebbe però avvenuta un'escalation che lo ha portato in due ospedali diversi, in un aeroporto - senza successo - e poi al volante di quella macchina piombata come un proiettile sulla Lancia Ypsilon a bordo della quale si trovavano la 54enne Laura Amato e l'amica, 59 anni, Claudia Turconi. Continuano le indagini sull'incidente avvenuto nella notte tra venerdì e sabato al casello di Milano Ghisolfa sulla A4 costato la vita alle due donne, che tornavano a casa dopo aver festeggiato il compleanno di Laura, operatrice sanitaria alla clinica Macedonio Melloni di Milano. 

Le due, stando a quanto finora ricostruito dall'inchiesta della Polstrada di Novara Est, coordinata dal procuratore Paolo Filippini, erano ferme per ritirare il biglietto al casello. In quel momento, verso le 2.30, su di loro sarebbe arrivata a folle velocità la Lancia Musa guidata da un 39enne italo marocchino. Per la 54enne e per Claudia - anche lei operatrice sanitaria, ma alla Fondazione Colleoni di Castano Primo - non c'era stato nulla da fare. 

Gli investigatori stanno ora cercando di ricostruire gli ultimi giorni dell'automobilista che le ha travolte, anche lui finito in ospedale, al San Carlo di Milano. Secondo quanto finora filtrato, l'uomo - indagato per omicidio stradale plurimo - era in cura in un centro psicosociale da diversi anni, sembra addirittura che fosse seguito per problemi psichiatrici da fine anni '90. Dalle prime verifiche risulta che l'uomo, tra giovedì e venerdì scorso prima dell'incidente, è entrato e uscito da due ospedali, quello di Piacenza - lui vive con la moglie a Pontenure - e l'altro a Gallarate, poche ore prima del dramma. 

VIDEO: Le immagini del terribile schianto al casello A4

Giovedì il 39enne, che aveva interrotto le terapie lo scorso anno, avrebbe avuto una crisi e la moglie gli avrebbe suggerito di andare in ospedale per farsi prescrivere dei farmaci. Entrato in ospedale a Piacenza, poco dopo sarebbe andato via. Per poi ricomparire venerdì all'aeroporto di Malpensa, dove avrebbe voluto prendere un volo con destinazione Marocco. A negargli l'imbarco sarebbe stato il personale di terra, con l'uomo che sarebbe stato accompagnato nell'infermeria dell'aeroporto e poi al pronto soccorso di Gallarate, dove però non sarebbe stato visitato. 

Una volta lì, infatti, sarebbe andato via - nella sua auto è stato trovato un braccialetto dell'ospedale - e avrebbe chiamato un familiare, pare il cugino, per farsi riaccompagnare a Malpensa, dove aveva lasciato la macchina. Il parente gli avrebbe consigliato di tornare a casa, ma poi sembra che lo abbia lasciato su una piazzola di sosta a riposare. Poco dopo, però, il 39enne si sarebbe rimesso alla guida, avrebbe percorso un paio di chilometri sull'A4 zigzagando per poi centrare la Ypsilone delle due vittime. 

Nel suo sangue sono state trovate tracce di cannabis e di benzodiazepine, che potrebbero però essere "ricondotte" a uno dei passaggi in ospedale. Ulteriori verifiche sono in corso per capire come mai l'uomo avesse ancora la patente nonostante i problemi psichiatrici. 

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