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Incidenti stradali Cinisello Balsamo

Travolta e uccisa da un bus Atm, il marito della vittima: "Condanna lieve"

Parla il marito di Cristina Conforti, la 53enne travolta da un autista Atm che stava messaggiando su una chat a luci rosse

"La sentenza mi ha lasciato amareggiato e senza parole. È chiaro che Cristina non ce la riporterà indietro nessuno ma non è una pena che le rende giustizia. Come può valere così poco una vita umana?". È il commento a caldo di Franco Carpentieri, il marito di Cristina Conforti, la 53enne travolta e uccisa sulle strisce a Cinisello da un autista Atm che stava messaggiando su una chat a luci rosse; commento arrivato dopo il patteggiamento del conducente di una condanna a un anno e 6 mesi (con la pena sospesa) nella giornata di mercoledì 2 novembre.

"L’imputato se la cava con poco e niente - ha continuato Carpentieri -. Anzi, è libero di uscire di casa come se non avesse fatto nulla. Invece ha causato la morte di una persona e ha distrutto una famiglia, la mia. Non siamo per niente soddisfatti di come funziona la giustizia. Ammazzi una persona e hai quasi la certezza di cavartela con poco. Togliere la vita a qualcuno, per me, è una delle cose più gravi che si possa commettere".

Tutto era accaduto poco prima delle 15:30 dell'11 dicembre 2020 in via Gorki, la strada che costeggia il Parco Nord e porta all'ospedale Bassini. A nulla erano serviti i soccorsi: sul posto erano intervenuti i sanitari del 112 con un'ambulanza e un'automedica ma i sanitari non avevano potuto fare altro che constatare il decesso. In base agli accertamenti disposti dalla procura è emerso che il conducente del bus stava chattando proprio nei minuti in cui è avvenuto l'incidente.

"L’amarezza che rimane - ha aggiunto il marito di Cristina - è dovuta soprattutto al modo in cui è avvenuto l’incidente. Parliamo di un professionista, non di un privato cittadino che si muove da un posto all'altro e che, in un certo senso, ha meno responsabilità. Lui era pagato per spostarsi con il bus ed era quindi soggetto a regole e a un comportamento etico diverso rispetto agli altri automobilisti. Questo non è accaduto. Anzi. Stando a quanto emerso dalla perizia, pare che fosse abitualmente collegato a queste chat durante le ore di lavoro. È come se giocasse alla roulette russa. Questo ci ha lasciato l’amaro in bocca. Fosse stato un incidente causato da un colpo di sonno o da un abbagliamento potevamo forse farcene una ragione. Ma in questo caso no".

Oltre alla condanna il gup del tribunale di Milano, Marco Formentin, ha imposto anche la sospensione della patente per due anni nei confronti del dipendente Atm. L'autista, inoltre, ha offerto una cifra a titolo di risarcimento a favore della sorella vittima; altri famigliari (il marito e due figli) hanno ricevuto un ristoro economico da parte dell'assicurazione. Carpentieri era presente in aula insieme all'avvocato Impelluso e si è affidato a Giesse risarcimento danni, gruppo specializzato nella tutela dei familiari delle vittime di incidenti stradali.

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