Esplosione e strage di via Brioschi, la verità dei periti: “Pellicanò era avvolto nel materasso”
Il presunto autore della strage si sarebbe "avvolto in un materasso" come a volersi riparare
Lui si sarebbe “nascosto”, messo “al sicuro”. Lei, probabilmente senza capire cosa sarebbe successo da lì a poco, ha evitato una strage ben più grave, pur senza riuscire a salvare la propria vita.
Micaela Masella, la donna morta lo scorso dodici giugno nell’esplosione nel condominio al civico 65 di via Brioschi, costata anche la vita a due giovani vicini di casa, ha evitato “conseguenze anche peggiori” dello scoppio. A metterlo nero su bianco è l’ingegnere Livio Colombo, che nella sua consulenza tecnica sottolinea che se la vittima non avesse chiuso il gas - una volta accortasi della fuga -, dopo l’esplosione si sarebbe verificato anche un “incendio”.
A dare il là a quella fuga di gas e al conseguente scoppio, secondo la procura, sarebbe stato proprio il marito di Micaela, Giuseppe Pellicanò, ormai devastato psicologicamente dalla decisione della donna di andare a vivere insieme al nuovo compagno. Nella stessa relazione, infatti, viene riportata un’annotazione dei vigili del fuoco intervenuti quella mattina che trovarono Pellicanò vivo e “avvolto da un materasso di un divano letto”.
Sembra, insomma, che il pubblicitario - in cella con l’accusa di strage e in attesa di una perizia psichiatrica- abbia cercato di difendersi perché consapevole che da un momento all’altro il condominio sarebbe diventato un inferno. Un inferno nel quale hanno perso la vita sua moglie, Chiara e Riccardo - due giovani che abitavano nella casa accanto - e nel quale sono rimaste ferite le due piccole figlie di Micaela e Giuseppe.