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Cronaca

"Al Besta infermieri trattati come segretari". L'ospedale: "Respingiamo ogni accusa"

Fials Milano punta il dito contro il presunto demansionamento, ma l'istituto risponde che si tratta di "ordinario svolgimento dell’attività istituzionale"

"Infermieri demansionati e trattati alla stregua di segretari". Questa la denuncia di Fials Milano sulla situazione al Besta di Milano, istituto che però respinge le accuse.

La denuncia del sindacato

"Al Besta - si legge in una nota del sindacato - tutto è a carico degli infermieri. Trattati come 'segretari' dei medici e utilizzati come amministrativi per l'archivio". "Mentre la carenza di infermieri mette a rischio la tenuta del sistema sanitario (solo al Nord se ne cercano circa 27 mila, in Lombardia 9500) - continua la denuncia - all'istituto Besta (e non solo) il loro tempo di assistenza ai pazienti è ancor più ridotto a causa di adibizione a prestazioni diverse dalle norme istitutive del relativo profilo professionale".

Secondo Fials Milano, che si è rivolta allo studio legale dell’Ordine delle professioni infermieristiche Di Milano, Lodi, Monza e Brianza, "gli infermieri sono ancora trattati come figura ancellare del medico" e "gli stessi devono occuparsi dell’archivio e riordino delle cartelle cliniche alla dimissione del paziente". 

"Dopo aver ottenuto il parere dai legali dell'Ordine, abbiamo inviato una nota all'azienda, ma nulla è stato fatto per cambiare le cose - afferma Mimma Sternativo, segretario Fials Milano area metropolitana -. Siamo quindi pronti alle vie legali, a tutela di questi professionisti e delle varie professioni più in generale. In Sanità lo sbagliato utilizzo delle risorse (già carenti) e delle competenze è un tema aperto. Sul territorio nazionale mancano 80mila infermieri, a Milano la tenuta di molti servizi vacilla proprio per questa carenza drammatica. E nelle aziende vengono sottoutilizzati per prestazioni che non sono di loro competenza o in sostituzione di altri professionisti. Stessa cosa per gli Oss, troppe volte utilizzati come operatori tecnici-magazzinieri, portantini o 'camerieri' per distribuire i pasti. Non a caso infatti nelle aziende private è una ditta esterna di personale, non sanitario, a occuparsene. Il tempo impiegato per prestazioni non sanitarie diventa tempo sottratto all’assistenza e alla relazione di cura con il paziente e i suoi familiari. Quindi chi si prende cura dei pazienti e come, a quale titolo? Non pretendiamo solo risposte ma un passo indietro totale e un ripristino della legalità." 

La replica dell'ospedale

"In merito alle segnalazioni Fials, la Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta, fatte le necessarie verifiche, rispinge le accuse - si legge in una nota dell'ospedale -. L’Istituto sottolinea che la collaborazione tra professioni sanitarie rientra nell’ordinario svolgimento dell’attività istituzionale, ivi comprese le attività amministrative a esse strumentali". 

"Per quanto concerne il consenso informato, al personale infermieristico non è richiesto di ottenere il consenso, atto medico, ma di consegnare il modulo specifico al fine di coinvolgere, educare e supportare il paziente nel percorso di cura in piena conformità alle norme deontologiche - continua il Besta su un altro tema sollevato dal sindacato -. Relativamente all’ultimo punto, si ribadisce come l’usuale attività di collaborazione tra il personale infermieristico e il proprio coordinatore comprenda sia il controllo cartelle cliniche sia la richiesta di approvvigionamento". 

"Le attività in questione sono dunque conformi alle prestazioni esigibili dall’esercente la professione sanitaria di infermiere - conclude l'istituto - avuto riguardo alle disposizioni normative vigenti". 

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