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Cronaca San Siro / Piazzale Segesta

Cosa hanno detto i cinque uomini trovati con il mitra Uzi in auto

Il Gip ha convalidato l'arresto dei cinque ed emesso la misura cautelare in carcere

Un regalo di compleanno. Un mitra come "pensierino" per festeggiare una giornata speciale. Niente di più. È la tesi difensiva, abbastanza singolare, sposata dai cinque uomini arrestati lunedì sera al termine di un inseguimento per le strade di San Siro, con la polizia che aveva poi sequestrato un Uzi carico, gettato proprio dalla Bmw X1 a bordo della quale si trovavano i fuggitivi. 

In manette, con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di arma da guerra, sono finiti Davide Salvatore - il 30enne proprietario della macchina -, il 25enne Matteo Canfora, il 22enne Alessandro Corsaro, il 26enne Marco Giuliano e, soprattutto, il 39enne Francesco Pellegrini, il cui nome era finito nel 2018 in un'inchiesta dei carabinieri che lo dipingeva come il luogotenente del clan di 'ndrangheta Barbaro a Corsico. 

Video | L'arresto dei cinque dopo la fuga

Per i cinque nelle scorse ore il Gip Stefania Donadeo ha convalidato l'arresto e ha emesso una misura cautelare in carcere. Nel documento il giudice sottolinea che la "pericolosa arma da guerra" era munita di "caricatore da 32 colpi, dotato di selettore per il tiro semiautomatico e in posizione di raffica". La gip ritiene anche che il comportamento degli indagati - con l'autista che aveva cercato di travolgere un poliziotto - integri anche "gli estremi del reato di tentato omicidio" perché "l'azione del conducente è stata diretta in maniera non equivoca all'investimento degli agenti ed era idonea a cagionare la morte a seguito dell'urto e dell'investimento".

 Come viene ricostruito nell'atto, infatti, i cinque avrebbero "tentato di investire" un agente di polizia, che si è gettato sul marciapiede e ha esploso tre colpi di pistola, "non esitando a speronare altre vetture in movimento con l'intento di aprirsi dei varchi nelle strade pubbliche percorse". Durante la fuga della Bmw, ricostruisce il giudice, anche un altro agente è stato costretto a gettarsi di lato per non essere investito e ha esploso un colpo d'arma da fuoco. Da qui i "gravi indizi di colpevolezza" e le esigenze cautelari. 

Nell'ordinanza viene poi rimarcato "il concorso di tutti gli indagati nella detenzione dell'arma" e viene ritenuta la versione fornita dagli indagati nel corso dell'interrogatorio di garanzia "per nulla convincente, anzi del tutto illogica oltre che sconfessata dalla ricostruzione delle forze dell'ordine". 

Proprio Salvatore, che era alla guida, avrebbe infatti dichiarato che il mitra era in auto per la sua "festa di compleanno" e che avrebbe tentato la fuga soltanto perché spaventato dai colpi di pistola esplosi dal primo agente. Lui stesso avrebbe poi raccontato che gli altri quattro lo avevano "implorato" di fermarsi all'alt della polizia. Per il giudice, invece, l'arma era carica e pronta a sparare. Il prossimo passo dell'indagine sarà capire contro chi. 

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