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Cronaca

Insulti a Silvia Romano, gli autori nascosti dietro profili fake: chiesti a Facebook i dati veri

I carabinieri del Ros hanno chiesto ai social i dati di dieci account "coperti" da nomi fake

"Caccia" ai profili fake. I carabinieri del Ros di Milano hanno ufficialmente chiesto ai social network, Facebook su tutti, di poter aver accesso ai dati di alcuni profili i cui "titolari" hanno pesantemente insultato e minacciato Silvia Romano, la cooperante milanese liberata il 9 maggio dopo essere stata rapita in Kenya a novembre 2018 ed essere rimasta prigioniera in Somalia per un anno e mezzo in mano ai terroristi di Al-Shaabab. 

La Romano, 24 anni, era finita nel mirino degli "haters" a poche ore dal suo ritorno in Italia, soprattutto per la scelta - che lei stessa ha più volte definito libera e spontanea - di convertirsi all'Islam. Da lì era stata aperta un'inchiesta per minacce aggravate, coordinata dal pm di Milano Alberto Nobili, del pool antiterrorismo, e il lavoro era stato affidato proprio ai carabinieri del Ros.

Sotto analisi dei carabinieri ci sono circa quaranta messaggi in totale e nelle scorse ore gli investigatori hanno inoltrato la richiesta tramite un sistema interno di collaborazione tra i social network e le forze dell'ordine per poter avere libero accesso a tutti i dati degli account. Gli autori dei messaggi più violenti, infatti, rimandano a nickname fittizzi e quindi per risalire alle persone reali c'è bisogno del via libera dei social. I profili finiti sotto la lente sarebbero dieci. 

Sulle bacheche di alcuni di loro i militari hanno trovato delle immagini legate al mondo dell'estrema destra, ma al momento è comunque difficile dire se si tratti effettivamente di soggetti appartenenti a movimenti della "galassia nera". 

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