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Cronaca Brera / Via dell'Orso

Omicidio gioielliere Brera: chi è Ivan Gallo, il presunto killer

La fuga del killer di Giovanni Veronesi, l'orefice ucciso il 21 marzo scorso nella sua gioielleria di Brera, è finita a Marbella, Spagna

La fuga del killer di Giovanni Veronesi, l'orefice ucciso il 21 marzo scorso nella sua gioielleria di Brera, è finita a Marbella, Spagna. E così mentre i famigliari, gli amici e i commercianti del centro si sono riuniti, per partecipare alle esequie dell'orefice, le istituzioni hanno dato "una risposta chiara, che andava data velocemente".

Assicurato alla giustizia il presunto responsabile, che deve essere estradato e quindi non è stato ancora interrogato, rimangono da chiarire i perché di quella che, allo stato, appare come una rapina degenerata in tragedia.

L'arrestato, Ivan Gallo, di 39 anni, è un ex impiegato incensurato, e non un delinquente incallito. Secondo quanto si è appreso, però, versava in una situazione economica molto precaria, dopo essere stato licenziato dalla sua ditta (quella che si occupava proprio dell'impianto di videosorveglianza del negozio di via dell'Orso) pare proprio per problemi di infedeltà nel suo rapporto di lavoro.

La sua disastrata situazione economica sarebbe, nelle ipotesi, alla base della rapina, che è sicuramente avvenuta dato che quando è stato bloccato, a Marbella, in collaborazione con la Guardia Civil, Gallo aveva con sé ancora parte della refurtiva. La parte mancante sarebbe già stata venduta. Gli uomini del Nucleo investigativo lo avevano individuato quasi subito, appena due giorni dopo l'omicidio, in Francia. Sapevano chi era da un'inquadratura di una telecamera, ma quel volto non aveva ancora un nome. Con sé aveva anche il telefonino della vittima, che si trovava nella giacca del gioielliere, con cui aveva avvoltolato la refurtiva allontanandosi.

Quando si è accorto del telefonino ormai era tardi, i carabinieri avevano una pista. Che unita alla manomissione dell'impianto d'allarme li ha portati sulle tracce della persona giusta, quell'uomo che aveva avuto contatti con l'orefice per la manutenzione del sistema di sorveglianza, che poi si è scoperto essere stato licenziato per delle ombre sul suo comportamento in azienda, e infine è stato riconosciuto dai suoi famigliari che hanno spiegato le sue difficoltà economiche.

Il resto del tempo è servito per trovarlo, in Spagna. "L'arma vincente dell'indagine è stata la velocità", hanno sottolineato il procuratore aggiunto Alberto Nobili e il pm che ha coordinato l'inchiesta, Giancarla Serafini, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta stamani al Comando provinciale dei Carabinieri di Milano.

Parenti, amici e commercianti come lui hanno riempito nel giorno della notizia dell'arresto del suo assassino, la chiesa del Carmine, a Brera, a due passi dal negozio dove è avvenuto l'omicidio, per salutare l'ultima volta il gioielliere. Presente anche il sindaco Giuliano Pisapia, che ha abbracciato la compagna di Veronesi ("Ho perso tutto. Scusate, non riesco a parlare" ha detto la donna all'uscita dalla chiesa) assieme al comandante provinciale dei Carabinieri, Salvatore Luongo.

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