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Cronaca

Smantellata banda degli attentati con pistola ed esplosivi (con latitanti a Milano)

Sono stati arrestati al termine di una complessa indagine dei carabinieri di Pescara. Tra le vittime anche imprenditori lombardi, dell'hinterland milanese e di Bergamo

Erano latitanti a Milano due dei componenti della banda, dedita a estorsione e riciclaggio, che commetteva attentati con pistola ed esplosivi. Ma adesso sono stati arrestati insieme ad altre tre persone al termine di una complessa indagine dei carabinieri di Montesilvano (Pe).

Le indagini

L'attività investigativa era scattata dopo due gravi delitti commessi nel 2018 ai danni di un imprenditore del posto. Con il primo era stato appiccato il fuoco a un autocarro e colpita un'auto con un colpo di pistola; mentre con il successivo davanti casa dell'uomo era esploso un potente ordigno rudimentale che aveva danneggiato l'abitazione e un appartamento adiacente.

Dall'analisi delle intercettazioni telefoniche e delle immagini di videosorveglianza - in cui si vedeva un uomo arrivare in auto, collocare l'ordigno e allontanarsi prima che si verificasse la violenta esplosione -, i militari sono risaliti a due persone, un italiano originario di Cerignola (Fg) e un albanese, entrambi pregiudicati, ritenuti responsabili in totale di quattro attentati, sempre ai danni dello stesso imprenditore. A motivarli un tentativo di estorsione da parte di una vera e propria organizzazione criminale, con a capo il pugliese, quale 'dominus', che voleva acquisire il controllo di piccole aziende, società, night e supermercati, scelti ad hoc per riciclare denaro sporco, ottenuto attraverso numerosi frodi.

I gravi e numerosi elementi indiziari raccolti nel corso delle complesse indagini effettuate fra l’agosto 2018 ed l’aprile 2021, attraverso le molteplici conversazioni intercettate, i contestuali servizi dinamici (eseguiti anche fuori territorio di giurisdizione con elevati rischi per i carabinieri a causa della disponibilità di armi ed esplosivi dei membri del sodalizio utilizzate in alcuni casi per intimidire gli imprenditori e le altre parti offese), le perquisizioni e i diversi sequestri di documentazione finanziaria, fiscale e bancaria, hanno perfettamente dimostrato la sussistenza del vincolo associativo fra 13 delle 20 persone che risultano indagate. La banda criminale è ritenuta responsabile di ben 70 reati di associazione a delinquere.

Gli arresti

Colpito da misura cautelare emessa dal Gip di Pescara, il pugliese era stato dichiarato latitante, per poi venire rintracciato e catturato a nella primavera 2020 a Pescara, proveniente da Milano, città dove aveva cercato rifugio. Alcuni mesi dopo, sempre nel capoluogo lombardo, a Bollate, è stato arrestato e messo ai domiciliari, dopo aver tentato la fuga, un altro degli indagati. Arrestati, poi, nei giorni scorsi a Cerignola anche altri due uomini, portati in carcere a Foggia. Oltre all'albanese, il quale è stato fermato ad Ascoli Piceno e sottoposto ai domiciliari.

Nel complesso sono state denunciate 20 persone per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla acquisizione diretta e indiretta della gestione e del controllo di attività economiche, con un giro di affari illeciti stimato in circa un milione di euro, provento di 
delitti contro il patrimonio, riciclaggio, truffe, appropriazione indebita, ricettazioni, e delitti contro la persona, quali estorsioni, sequestri di persona e danneggiamenti, delitti in materia di armi. Cinque gli arrestati, di cui tre finiti in carcere e due ai domiciliari. Le vittime sono circa 40 persone, medi e grandi imprenditori lombardi, di Bergamo e dell'hinterland milanese, delle Marche, Umbria, Emilia Romagna e Puglia.

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