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Cronaca

“Non sanno leggere l’italiano, è pericoloso”: tre lavoratori licenziati dopo nove anni

I tre, due addetti alle pulizie e un addetto al magazzino all'aeroporto di Malpensa, sono stati allontanati da una cooperativa per problemi di "sicurezza". La replica della coop

Ogni giorno, per nove anni, hanno fatto sempre la stessa cosa. Senza grossi problemi, o lamentele. Evidentemente, altrimenti qualcuno avrebbe preso provvedimenti, il loro lavoro sapevano farlo. E anche bene. 

Non è bastato neanche questo, però, a tre uomini per salvare il loro posto. Non è servito loro aver imparato tutto ciò che dovevano sapere, né essere precisi, puntuali e sempre presenti. No, perché - è quanto si legge nelle lettere che annunciano il loro licenziamento - non possono più continuare a lavorare perché non sanno l’italiano. 

La colpa di Anwar Mohammed, pakistano di cinquanta anni e addetto alle pulizie a Malpensa dal 2007, di Takja Muharrem, un collega albanese di sessantaquattro anni, e di Ahmed Nasir, pakistano trentanovenne impegnato nel magazzino dell’aeroporto anche lui dal 2007, è di non saper parlare bene la lingua del Paese che li ospita e gli dà lavoro. 

La batosta per i tre lavoratori, racconta il sindacato Cub trasporti che ha denunciato il caso, è arrivata con una raccomandata che comunica l’intenzione della società di procedere al licenziamento per "motivi oggettivi". La firma sotto le lettere è quella della ventiduenne presidente di Ncl, “New Cargo Logistic”, che poco più di un anno fa ha rilevato l’appalto per le pulizie e i magazzini di Malpensa dalla società “Alha spa”. 

Per “Alha spa”, racconta il Cub, Mohammed, Takja e Ahmed hanno sempre lavorato, riuscendo - senza problemi - a superare lo scoglio della lingua. Le cose, però, sono cambiate con l’arrivo della cooperativa. 

I tre - denuncia il sindacato - sono stati convocati per un corso e un esame di lingua italiana che, evidentemente, ha dato esito negativo. Il primo, e secondo la cooperativa inevitabile, risultato è stato che i tre lavoratori non possono “garantire le condizioni di sicurezza in azienda”. 

Da lì al licenziamento il passo è stato brevissimo. Perché, in un aeroporto ancora di più, la sicurezza è tutto. Ma un dubbio resta: per nove anni chi ha vigilato sulla sicurezza di Malpensa mentre i tre stranieri lavoravano senza sapere l’italiano? 

Una risposta difficilmente arriverà perché - prosegue la denuncia del Cub - “tutte le organizzazioni sindacali hanno chiesto ad Alha e a Ncl di discutere del problema, ma senza ricevere risposta”. E il futuro non sembra più roseo. “Altri sono stati convocati per i test - annunciano i sindacati - e seguiranno la stessa sorte”. 

La risposta di Ncl, invece, è arrivata puntuale. "Secondo la documentazione fornita dalla società uscente - spiega la presidentessa di Ncl Marika Mungo in una nota a MilanoToday - le tre persone era state già oggetto di sanzioni e sospensioni per motivazioni legate alla mancanza di preparazione specifica ed al mancato superamento di corsi di formazione". 

Ncl, insomma, secondo le parole del suo numero uno, ha fatto il possibile. I lavoratori, secondo la Coop, "erano già stati avviati a corsi di recupero e formazione che hanno diserato o non hanno superato con successo. La cooperativa Ncl ha dovuto applicare la norma, fornendo anche del materiale informativo tradotto nella lingua di origine ai lavoratori che presentavano maggiori difficoltà e li ha invitati ad un nuovo test. Alla data odierna in quattro - tra cui i tre licenziati - non lo hanno superato". 

"Il metodo di verifica - continua la nota di Ncl, che giura che i corsi sono stati tenuti da un professore certificato - si basa sull'accordo Stato/Regioni e si avvale di metodi e materiali riconosciuti a livello europeo". 

"La cooperativa Ncl - conclude Marika Mungo - deve applicare le norme. Vorrebbe salvare il lavoro di tutti i lavoratori ma deve anche e soprattutto proteggere la salute degli stessi". 

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