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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Porta Volta / Via Statuto

Milano: l'odissea burocratica di una cittadina invalida che aspetta da tempo una casa popolare

Stefi Pastori è una cittadina milanese sfrattata nel 2009 e che da allora, per colpa di un'infinità di cavilli burocratici, non è riuscita ad ottenere una casa popolare nonostante il suo stato d'invalidità. Con questa lettera passionale ci racconta la sua odissea

Sono una cinquantenne che sopravvive con un lavoro precario. Ho subito lo sfratto nel febbraio 2014. Dal 2009 sono in graduatoria per un alloggio popolare, ma la domanda fu respinta perché non residente in Lombardia da almeno cinque anni. 

Essendo stata in Piemonte per una decina di anni, avevo perso i diritti da cittadina lombarda, pur essendo non solo lombarda, ma addirittura longobarda; lo dedusse nonno Giobatta da una ricerca sul nostro cognome. Ora vivo ospite presso amici di buon cuore, mentre le mie masserizie marciscono in un box a pagamento. Adesso che son tornata ad essere una vera lombarda, dopo 6 anni ancora non so che sarà di me. Una sola certezza: a giorni inizia la radioterapia all'ospedale Niguarda. 

In cerca di una sistemazione almeno temporanea, mi mandano ogni giorno in pellegrinaggio a diversi sportelli, dove mi vengono date risposte inadeguate. Addirittura vengo spedita in via Statuto, dove avrei dovuto ricevere informazioni su un progetto destinato ai singoli in difficoltà, denominato “albergo diffuso”. Il progetto si rivela inesistente, perché mancano protocolli, accordi e convenzioni. Sarà attivato tra un anno. Forse. Mi inviano allora ai Servizi sociali, che possono ricevere solo 5 persone al giorno. Ma, essendo invalida al 100%, scopro di essere nel posto sbagliato. 

Finalmente mi destinano allo sportello giusto, dove la segretaria mi informa che gli invalidi della zona sono innumerevoli, che l'assistente sociale è una sola, che mi richiamerà per un appuntamento tra sei mesi circa. Torno subito in assessorato alla Casa per avvisarli di non mandare più le persone in via Statuto, perché il progetto “albergo diffuso” non esiste e faccio notare anche che i Servizi sociali non sono in rete. 

“Signora, io cosa ci posso fare con i Servizi sociali?” Dice il solerte funzionario dell'assessorato alla Casa, allargando le braccia. Tuttavia lo ringrazio perché da questo pellegrinaggio personale ho ricevuto il dono di conoscere tante persone disagiate come me, con le quali mi sto organizzando per protestare in un pellegrinaggio che diventerà collettivo. Infatti mi era venuto il sospetto di essere in assessorato allo Sport, perché faccio ogni giorno chilometri per la città, con nessun altro scopo di fare la turista. Amo riscoprire la mia Milano da urlo nella quale ho perso i miei diritti. 

Stefi Pastori

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