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Guerra Ucraina-Russia

Aperta inchiesta sul portiere milanese in Ucraina a combattere

Il figlio dell'imprenditrice Alessandra Sgarella sarebbe rimasto ferito in alcuni combattimenti, ma è vivo. "Ho febbre e alcune ferite", ha detto

Il pool antiterrorismo della Procura di Milano, guidato da Alberto Nobili, ha aperto un'inchiesta conoscitiva, quindi senza titolo di reato né indagati, sulla vicenda di Ivan Luca Vavassori, l'ex calciatore di 29 anni andato a combattere in Ucraina nelle brigate internazionali, a fianco dell'esercito di Kiev. Il 29enne ex portiere in Serie C delle squadre di Pro Patria, Legnano e Bra, ha deciso di abbandonare il pallone per arruolarsi come volontario nelle brigate internazionali. Vavassori è noto anche per essere figlio adottivo dell’ex patron della squadra bustocca Pietro Vavassori e di Alessandra Sgarella, donna rapita dalla 'ndrangheta nel '97 e deceduta 10 anni fa.

Ivan, adottato in Russia, vicino a Mosca, nei mesi scorsi aveva deciso di trasferirsi in Bolivia, a Santa Cruz, per intraprendere una nuova avventura sportiva. A fine febbraio, invece, ha lasciato il calcio per unirsi alla resistenza ucraina.

Dopo che per un giorno non si sono avute notizie del giovane, e si era temuto per la sua morte, qualche ore fa è arrivato sui social un aggiornamento con sui si rassicurava che è sopravvissuto con tutta il suo gruppo all'attacco russo a Mariupol. Il padre, poi, ha confermato che il figlio è vivo e "si trova in ospedale". "Sono vivo, ho solo febbre molto alta, alcune ferite in varie parti del corpo. Per fortuna nulla di rotto", ha scritto sul proprio profilo lo stesso Vavassori. Il giovane ha, inoltre, ringraziato i suoi followers per i "messaggi di supporto che mi avete mandato".

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