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Cronaca

E' prescritta la pena per l'ex terrorista dei Pac Luigi Bergamin, da poco arrestato a Parigi

Lo ha dichiarato la Corte d'Assise di Milano: l'8 aprile sono trascorsi trent'anni dalla condanna passata in giudicato

E' estinta per prescrizione la pena per Luigi Bergamin, uno dei terroristi colpiti dal mandato di cattura in Francia a fine aprile e poi costituitosi dopo essere inizialmente sfuggito all'arresto. Lo ha stabilito la Corte d'Assise di Milano, chiamata a pronunciarsi sul ricorso del difensore di Bergamin, Giovanni Ceola. Negli anni '70 Bergamin, padovano di origine, si trasferì a Cinisello Balsamo e insegnò ragioneria al Martin Luther King di Melzo. Entrò poi nei Proletari armati per il comunismo (Pac), gli stessi di Cesare Battisti, dei quali era considerato l'ideologo.

Secondo quanto scrive la Corte, il termine massimo previsto per eseguire la condanna è decorso l'8 aprile. Bergamin era stato condannato a sedici anni e undici mesi di reclusione. Si trova ancora in Francia. La prescrizione è scattata perché, secondo quanto dice la legge, decorsi trent'anni da una sentenza di «pena temporanea» viene meno «l'interesse dello Stato all'esecuzione della stessa». E trent'anni sono, appunto, trascorsi. 

La dichiarazione di «delinquenza abituale» (fuori tempo massimo)

Il pm Adriana Blasco si era opposta alla richiesta di dichiarare la prescrizione affermando che i termini erano stati interrotti il 30 marzo con la dichiarazione di «delinquente abituale» per Bergamin. L'avvocato Ceola aveva però rilevato che la dichiarazione in questione era diventata effettiva il 14 aprile, quando il termine di prescrizione era già trascorso. Ma l'aveva contestata anche nel merito: «Si attiva con due condanne e comunque non ha senso dichiarare la delinquenza abituale con trent'anni di ritardo». Per di più a Bergamin, in sede di condanna, erano state concesse le attenuanti generiche in ragione della sua dissociazione dalla vita precedente.

Bergamin, oggi 72enne, era stato condannato in Appello, con sentenza passata in giudicato l'8 aprile 1991, a ventitré anni di reclusione. Rispondeva di attentati all'integrità dello Stato, banda armata, detenzione e porto illegale di armi, rapina e furto aggravati, omicidio aggravato (concorso morale) per la morte di Antonio Santoro, maresciallo degli agenti di custodia, e Andrea Campagna, agente della Digos, avvenuti rispettivamente a Udine il 6 giugno 1978 e a Milano il 19 aprile 1979. Gli restavano da scontare sedici anni e undici mesi.

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