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Cronaca

Le mani della mafia sulle sale scommesse di Milano: arresti e sequestri

Maxi operazione della guardia di finanza, che ha smascherato un traffico con un volume da "100 milioni di euro"

Riciclaggio di denaro sporco da parte di un'organizzazione mafiosa attraverso prestanome. È quanto si nascondeva dietro le sale scommesse e punti di raccolta di Milano, Left Bet e Tierre Game di via Gallarate e piazza Gerusalemme e alle società Gaming Managment Group (Gmg srl) e Gioco Servizi Srl, sempre con sede nel capoluogo lombardo. Lo ha scoperto la guardia di finanza nell'ambito della maxi operazione, battezzata 'All in', sui traffici illeciti nel settore del gioco.

L'operazione 'All in'

Le fiamme gialle hanno arrestato otto persone e effettuato sequestri a Milano, Roma e Salerno dopo aver messo in luce il modus operandi adottato dal sodalizio mafioso, che aveva un volume d'affari di 100 milioni di euro e il cui obiettivo era "creare - come si legge nell'ordinanza - una vasta struttura economica imprenditoriale, attraverso la compiacenza di diversi soggetti 'prestanome' e la costituzione e/o acquisizione ad hoc di imprese fiinzionali alle finalità illecite".

Durante la maxi operazione sono state sequestrate otto società - Bet for Bet srl, Tierre Game srl, Gierre Game srl, Gaming Group Management srl, Lasa Giochi srl, Village Intralot srls, più le ditte individuali Massaro Antonio e Accardi Fabrizio - con sede in Lombardia, Sicilia, Lazio e Campania, cinque delle quali titolari di concessioni governative cui fanno capo i diritti per la gestione delle agenzie scommesse."Le attività economiche in esame sono state ritenute riconducibili all'emblema dell'impresa mafiosa - precisano i finanzieri - in quanto strategicamente dirette da persone appartenenti e vicine a Cosa nostra; finanziate da risorse economiche provento del delitto associativo di stampo mafioso".

L'indagine ha consentito di evidenziare il ruolo centrale di Salvatore Rubino nel avviare centri scommesse sul territorio intestando agenzie e punti raccolta a prestanome. "In tale attività - si legge nell'ordinanza - si è avvalso anche del contributo dei dirigenti delle aziende concessionarie nazionali come la Snaitech Spa 751 (quotata alla borsa di Milano, ndr). Per poter comprendere la concretezza di tali condotte, occorre premettere che Rubino Salvatore ha assunto, negli anni, un prestigio imprenditoriale tale da consentirgli un ruolo di assoluto rilievo tra gli operatori nazionali, in particolar modo con riferimento al comparto dell'esercizio dell'attività di raccolta delle scommesse sportive. Ne costituisce un importante riscontro il rapporto instaurato con i vertici di alcune tra le più importanti aziende concessionarie dei Monopoli, tra tutte Snaitech s.p.a., con i quai Rubino ha intrattenuto costanti rapporti commerciali ed un dialogo diretto".

Riciclaggio attraverso i centri scommesse

Il provvedimento è in corso di esecuzione da parte di 200 militari della finanza di Milano, Palermo, Roma, Napoli e Salerno, che stanno inoltre effettuando decine di perquisizioni in luoghi nella disponibilità degli indagati situati oltre che in Sicilia, anche in Lombardia, Campania e Lazio. L'indagine ha delineato "l’esistenza di un gruppo di imprese gravitante intorno alle figure centrali di Francesco Paolo Maniscalco, soggetto di risalente ed indiscusso lignaggio mafioso, già condannato per la sua organicità alla famiglia di Palermo Centro, e di Salvatore Rubino, che ha messo a disposizione dei clan la propria abilità imprenditoriale al fine di riciclare denaro di origine illecita e, al contempo, di esercitare un concreto potere di gestione e imposizione sulla rete di raccolta delle scommesse".

Non solo. Sono state anche ricostruite, continua l'ordinanza, "le metodologie attraverso cui l’organizzazione criminale è riuscita ad 'infiltrarsi' nell’economia 'legale' attraverso il controllo di imprese che detengono, anche a seguito della partecipazione a bandi pubblici, le concessioni statali rilasciate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la raccolta di giochi e scommesse sportive, sviluppando nel tempo una strategia operativa di stampo aziendalistico protesa alla massimizzazione dei profitti".

Gli arresti

'All in' ha portato all'arresto di Francesco Paolo Maniscalco di 57 anni, Salvatore Sorrentino di 55 anni, Salvatore Rubino di 59 anni,  Vincenzo Fiore di 42 anni e Christian Tortora di 44 anni. Giuseppe Rubino di 88 anni, Antonino Maniscalco di 26 anni e Girolamo Di Marzo di 61 anni sono finiti ai domiciliari. A vario titolo sono indagati per la partecipazione e il concorso esterno nell'associazione di stampo mafioso Cosa nostra, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, "questi ultimi reati aggravati dalla finalità di aver favorito le articolazioni mafiose cittadine", dicono gli inquirenti.
 

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